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Keiko, nel nome del padre

10/2/2011 – Keiko Sofia Fujimori non è brillante né carismatica, ma ha un cognome importante. Il padre, Alberto, ha governato il Perù dal 1990 al 2000. Molti peruviani lo ammirano, lo rimpiangono e lo eleggerebbero ancora, poco importa che  stia scontando una condanna a 25 anni per violazioni dei diritti umani nel suo Paese. O, in vece sua, eleggerebbero la figlia, che ha lanciato poco più di un anno fa il suo nuovo partito, Fuerza 2011, nato “dopo 22 mesi di gestazione” dai vivacissimi scampoli del fujimirismo.

Stando ai sondaggi, la trentacinquenne Keiko (che all’inizio del 2009 aveva annunciato la sua candidatura alle presidenziali del 2011), è la seconda nelle intenzioni di voto, con il 22 per cento, ex equo con Luís Castañeda, l’ex sindaco di Lima. In pole position, da poche settimane, il candidato di Peru Posible Alejandro Toledo, ex presidente del Paese dal 2001 al 2006.

Bruna e sorridente, capelli lunghi e lineamenti nipponici, la giovane candidata guarda al padre come a un modello. “E’ stato il miglior presidente che abbia avuto il Perù”, ha dichiarato, annunciando che tra le misure del suo eventuale governo ci sarà la grazia al settantatreenne Alberto. Lei non solo è convinta della sua innocenza ma lo considera il salvatore della patria: durante il suo mandato, Fujimori ha stabilizzato l’economia e debellato il movimento guerrigliero Sendero Luminoso, ma il suo governo è stato repressivo e corrotto e nel ‘92 ha realizzato un autogolpe per garantirsi la longevità. Anche il programma di Keiko è fujimorista, ma in versione ammorbidita: un miscuglio di populismo e autoritarismo, di ricette economiche che favoriscano gli investimenti stranieri e di una indefinita attenzione ai più poveri.

“Restituiremo il fujimorismo al Paese”, ha annunciato da Twitter, da cui aggiorna gli amici in tempo reale su ogni aspetto della sua vita, e molti in Perù hanno tremato. Nonostante i modi misurati, c’è chi la vede infatti come l’incarnazione nefasta dell’ex presidente, e fa notare le analogie tra le circostanze storiche che avevano favorito l’avvento al potere del vecchio Fujimori e quelle del Perù di oggi: anche nel ‘90 era al governo Alan García, la cui politica disastrosa aveva portato il Paese sull’orlo del baratro economico e che ora, al suo secondo mandato, ha una popolarità di appena il 35 per cento. Questa volta le debacle del presidente non sono economiche, dato che il Perù ha registrato nel 2008 la crescita record del 9,8 per cento (e di ben l’8,7 per cento nel 2010), il problema è che quelle entrate non hanno migliorato le condizioni di vita della stragrande maggioranza dei peruviani. A far precipitare la credibilità di García ha contribuito inoltre la deriva liberista e autoritaria del presidente, formalmente di centro-sinistra: nel giugno del 2009, ha infatti ordinato la repressione delle proteste degli indigeni contro l’approvazione di una serie di decreti legge che autorizzavano lo sfruttamento di alcune zone amazzoniche senza il consenso degli abitanti. Negli scontri sono morte 34 persone, e le proteste in tutto il Paese hanno portato alle dimissioni del Primo Ministro e alla deroga di quei decreti da parte del Congresso.

Keiko è il contrario di tutto questo, almeno all’apparenza. All’autoritarismo di Garcia oppone l’immagine di una ragazza dolce e vicina al suo popolo. Madre di due figlie, dichiara di identificarsi con tutte le madri del suo Paese. Nel 2006 è stata la parlamentare più votata, con circa 600.000 voti, e da allora decine di persone ogni giorno si rivolgono a lei per le richieste più varie. “Il Parlamento deve rappresentare e non solo legiferare”, ha dichiarato, e ha aggiunto che proprio da quei suoi incontri sono nate alcune proposte di legge. Per esempio, quella che vorrebbe dotare i commissariati di una poliziotta che raccolga le denunce di violenza domestica sporte dalle donne.

Ha una parola buona per tutti, perfino per il nemico storico Alejandro Toledo che mandò in galera molti corresponsabili degli eccidi di Fujimori. “Bisogna dargli atto di una buona gestione macroeconomica, le cui basi erano state però create da mio padre”, ha ammesso soavemente.

Quanto a García, riconosce anche a lui il merito di una buona politica economica, e si è schierata al suo fianco nella controversia che ha minacciato qualche mese fa i rapporti con il Cile, accusato dal Presidente di fare spionaggio in Perù.

Eppure, molti pensano che dietro quel piglio equanime ci sia ben altro che una innocente madre di famiglia, inconsapevolmente votata al culto del padre. Tra i delitti di cui viene accusato quest’ultimo c’è infatti l’uso di fondi di Stato per pagare gli studi negli Stati Uniti di Keiko e dei suoi tre fratelli Kenyi, Hiro e Sachi. Più di un milione di dollari sulla cui provenienza né l’ex presidente né Keiko hanno dato una spiegazione credibile. La giovane congressista ha studiato negli Usa a più riprese: aveva appena compiuto 19 anni quando suo padre la richiamò in patria per ricoprire il ruolo di first lady da cui la madre era stata estromessa dopo avere accusato pubblicamente il marito di corruzione. Keiko è stata la primera dama per sei anni, ma nel 2000 l’ex presidente è tornato in Giappone, suo Paese di origine, per sfuggire a un processo per corruzione, e lei è ripartita per gli States. Si è guadagnata un business degree presso la Boston University School of Management, e nel frattempo ha conosciuto l’italoamericano Mark Vito Villanella, che poi è diventato suo marito.

Anche Mark è uno sfegatato ammiratore del vecchio presidente e anzi, dicono, ha contribuito parecchio al successo politico della moglie.

Qualche mese fa ha ottenuto la cittadinanza peruviana e le sue foto su facebook lo mostrano attivissimo nelle riunioni fujimoriste. E’ anche un marito adorante e la coppia Keiko-Mark va più forte di quelle delle soap opera. D’altro canto, la giovane Fujimori aveva dichiarato meno di due anni fa che il suo obiettivo era quello di essere una buona parlamentare e soprattutto una buona moglie e madre. Poi, però, ha deciso di buttarsi nella mischia.

 

 

 

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