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Patricia, la fame, il silenzio

12 aprile 2008

di Gabriella Saba

Roberto Troncoso ha 61 anni ma ne dimostra qualcuno di più, sarà per le occhiaie scure e per lo sguardo triste che vaga senza sosta da una cosa, all’altra. Da circa novanta giorni fa la spola tra il carcere di Temuco dove la figlia Patricia, 38 anni, sta facendo lo sciopero della fame e le anticamere dei vari politici, per lo più inutilmente. Dei cinque mapuche che hanno cominciato la protesta con Patricia, ben quattro hanno desistito. Solo lei continua a rifiutare il cibo ed è a rischio di vita. Se la sua morte può servire ad attirare l’attenzione sulla causa dei mapuche, ha detto la donna in sintesi, ebbene morirà volentieri.

D. Signor Troncoso, lei è Mapuche?

 

R. No, ma lo sono nell’animo. Voglio dire che mi sento molto vicino ai mapuche, perché è terribile quello che succede laggiù.

 

D. Si riferisce all’emarginazione, alla miseria?

 

R. A quello, certo. Se i padri fanno lo sciopero della fame, i figli fanno anche loro la fame, ma senza volerlo.

 

D. Non c’è lavoro per i mapuche?

 

R. No, gli imprenditori che investono in quelle terre si portano la gente da fuori.

 

D. E’ per questo che sua figlia ha cominciato a battersi con loro?

 

R. Per questo, si. Mia figlia è nata a Santiago e studiava teologia all’Università Cattolica di Valparaiso, una delle migliori del Cile, aveva quasi finito ma poi ha deciso di andare a Temuco a lavorare con i mapuche: insegnava teologia e si batteva per i loro diritti.

 

D. E’ stata lei ad appiccare l’incendio?

 

R. No, non è stata lei. Era con me quando è scoppiato l’incendio, non lo direi se non fosse, ma le assicuro che mia figlia innocente.

 

D. In ogni caso, dieci anni per un incendio sono parecchi.

 

R. Certo che si, e soprattutto se uno è innocente.

 

D. Cosa chiede Patricia per sospendere lo sciopero?

 

R. Il fine settimana libero e di poter scontare la pena lavorando la terra.

 

D. E l’abolizione della legge antiterrorismo…….

 

R. Quella sarebbe da negoziare in seguito.

 

D. L’abolizione oppure che certi delitti vengono sottratti a quella legge?

 

R. L’abolizione, dato che la legge in questione viene applicata solo ai poveracci, ai ricchi mai.

 

D. Sua figlia ha scritto una lettera allla presidente Bachelet in cui le ricordava la sua detenzione a Villa Grimaldi. Cosa ha risposto la presidente?

 

R. Non ha risposto.

 

D. E qual è stata la risposta del governo allo sciopero della fame? Patricia è a rischio di vita.

 

R. Non c’è stata risposta.

 

D. Niente?

 

R. Niente.

 

D. Il senatore Alejandro Navarro si è impegnato a insistere perché venga modificata la legge. Chi altro?

 

R. Lui e il senatore Avila. Nessun altro.

 

D. Signor Troncoso, ha chiesto alla presidente di incontrarla?

 

R. Certo, ma non mi ha ricevuto. Eppure riceve tanta gente: attori di telenovelas, per esempio, ma i mapuche per lei contano zero.

 

D. La Chiesa cattolica vi ha aiutato?

 

R. In questo caso, si. Il vescovo di Rancagua Alejandro Goic ci ha dato una mano, e sta facendo da tramite.

 

D. E la comunità internazionale?

 

R. Molto poco, diciamo che siamo soli. Isolati.

 

D. Cosa pensa di fare nel breve termine?

 

R. Domani alle 15,30 vedrò il ministro José Antonio Viera Gallo, l’ho bloccato a Valparaiso e l’ho messo, si può dire, con le spalle al muro. Non è che mi faccia illusioni, ma è meglio di niente.

 

2 COMMENTS

  1. In questo mondo regna l’indifferenza ed è talmente radicata che nemmeno il sacrificio di un nostro simile riesce ad attirare l’attenzione dei potenti. Che vergogna. Ma provo tanta ammirazione per chi ancora cerca di smuovere gli animi e combatte per cause giuste e in cui crede.

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