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Pagliacciata in casa altrui

14 ferraio 2007

 

di Massimo Cavallini

 

Queste pagine hanno con una certa regolarità dato conto delle “pagliacciate” consumatesi all’Avana – talora nella sede della Sezione d’Interessi lungo il Malecón, talora nell’abitazione del capo della missione diplomatica americana – nel nome di quel curioso misto di stupidità ed arroganza conosciuto come “politica degli Stati Uniti d’America nei confronti di Cuba”. Quanti fossero interessati a questi “precedenti” della storia che stiamo per raccontare, possono tornare a leggere leggere i seguenti articoli: “Party in casa Cason: vino, liquori, cotillon e schede elettorali”, “Pagliacciata in casa Cason 2: la sepoltura”, “Grazie, Cason” e “Pagliacciata in Casa Parmly”. E qualora ci fosse, tra voi, qualcuno interessato alla ricerca di cose ancor più tragicamente bizzarre, potrebbe, se la pazienza lo sorregge, affrontare la gravosa – anche se a tratti assai divertente e surreale – lettura delle quasi 500 pagine che un’apposita commissione formata dal governo Usa e presieduta da Colin Powell ha dedicato alla “transizione verso la democrazia a Cuba”.

A dimostrazione del fatto che – in materia di relazioni tra Stati Uniti e Cuba – la madre degli imbecilli (e dei prepotenti) è costantemente gravida, un fatto nuovo, o meglio, una nuova versione di “pagliacciata” ha visto la luce nei primissimi giorni di febbraio. E si tratta, questa volta, d’una “pagliacciata in casa altrui”. Più precisamente: in casa del Messico. È stato qui, infatti, che per ordine del Tesoro Usa (o dell’OFAC, Office of Foreign Assets Control), i dirigenti dell’hotel Sheraton Maria Isabella – di proprietà della catena Starwood Hotels – hanno espulso 16 funzionari dell’industria energetica cubana che dovevano tenere una riunione d’affari con alcuni rappresentanti di compagnie petrolifere (ExxonMobil e Valero) americane. Analoghi incontri – dedicati al possibile sfruttamento dei nuovi giacimenti ritrovati a Cuba – già si erano tenuti nei mesi scorsi a Cancún. Dettaglio significativo nella sua natura truffaldina e miserabile: ai cubani neppure è stato restituito il denaro che era stato anticipato all’hotel.

La “legge” applicata nel caso specifico – se così si può chiamare una pasticciata sommatoria di atti arbitrari ed extraterritoriali già condannata da tutta la comunità internazionale – è ovviamente la Helms-Burton. E ben pochi erano in verità, anche in precedenza, i dubbi sulla intrinseca stupidità (il presidente Carter la definì molto felicemente proprio in questo moso: “la più studida mai approvata nella storia degli Stati Uniti”). Ma nessuno, aveva fino ad oggi, potuto immaginare quanto stupidamente questa legge contro la legge potesse, in realtà, essere applicata. Per tutti dettagli della vicenda pubblichiamo qui il riassunto compilato dal Latin American Database della Università del New Mexico, il cui cronistico distacco ben fa rilevare la proterva cretinaggine dell’episodio. E ci limitiano a porre a noi stessi (ed a voi) una domanda: quale sarà il prossimo passo? Non lo sappiamo. Ma siamo certi che il signor Parmly e gli esperti cubani del governo degli Stati Uniti riusciranno, ancora una volta, a prenderci di sorpresa…

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