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Thursday, November 21, 2024
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A chi vuol darla a bere?

È toccato a Marco Rubio, dalla rivista Time recentissimamente definito “the republican savior”, il nuovo grande saggio del Partito Repubblicano, replicare allo State of the Union presentato martedì scorso dal Barack Obama di fronte alla Camere riunite. Un debutto, quello di Rubio che è, letteralmente, naufragato in un sorso d’acqua: quello che ha inopinatamente interrotto la breve replica (Rubio è improvvisamente scomparso dagli schermi televisivi ed è riapparso con una bottiglietta in mano) per spegnere l’improvviso attacco di sete (e, forse, di panico) che ha costretto l’oratore ad una brevissima, eppur clamorosa pausa. Se, come vuole il proverbio, il buongiorno si vede dal mattino, pare di poter dire che le prospettive di carriera del giovane (41 anni) cubano-americano della Florida siano oggi molto meno brillanti di quanto fossero un’ora prima della sua risposta ad Obama. Anche perché non di sola acqua è fatta questa brutta figura. Non pochi (e non solo in campo democratico) fanno infatti rilevare come l’episodio della bottiglietta abbia in realtà salvato la replica di Rubio –un molto confuso assemblaggio di vecchie idee – da un più dettagliato esame di un intervento alimentato soltanto da vecchie idee. Le stesse che, lo scorso novembre hanno sancito, non solo la sconfitta di Romney di fronte ad Obama, ma anche quella che molti ritengono essere una crisi storica del Partito Repubblicano e del movimento conservatore americano.

Meglio, in ogni caso, non dare per terminata quella che fino a ieri pareva una irresistibile ascesa verso i vertici del GOP. Rubio ha immediatamente cercato di, come si usa dire, far di necessità virtù, trasformando la sua gaffe in strumento di campagna. Ovvero: dando il là ad una raccolta di fondi basata sull’offerta di bottigliette d’acqua con il suo nome. Anche quando negativa, notoriamente, la celebrità paga.  E tutta l’acqua, compresa quella che ha trasformato la sua replica in una barzelletta, è, dopotutto destinata a passare sotto i ponti…

Ecco comunque quel che scrive l’economista Paul Krugman, premio Nobel e “columnist” del New York Time”, sulla performance del (ex?) astro nascente del Partito Repubblicano.

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