Una messa nel deserto. E senza Piñera. Così il Cile ha celebrato il primo (e probabilmente anche l’ultimo) anniversario d’una vicenda che aveva, a suo tempo, calamitato l’attenzione dell’intero globo terracqueo: il salvataggio dei 33 minatori rimasti intrappolati nelle profondità della miniera di San José, nel pressi di Copiapó, nel desertico nord del Cile. Ad un anno da quello che venne definito “il più grande reality show della storia”, di quel “miracolo” trasmesso in mondovisione non restano, in effetti, che pallidi ricordi. Dei 33 minatori strappati alle viscere della terra, solo due sono tornati al loro lavoro in miniera. Tutti gli altri – come racconta questo reportage del New York Times – esauriti gli effetti di un’effimera fama, fatta di viaggi e di conferenze, sono oggi disoccupati ed ossessionati dal ricordo di un’avventura che, per quanto a lieto fine, è rimasta scolpita nella loro psiche. Sebastián Piñera, grande organizzatore e grande beneficiario dello show del salvataggio, ha visto i suoi indici di popolarità progressivamente precipitare, dal 63 per cento di un anno fa, al 30 per cento di oggi. Il Cile dei minatori “miracolati” è diventato il Cile degli studenti che protestano contro la distruzione del sistema di educazione pubblica e contri tutti i molti problemi che angistiano la vita quotidiana del paese che, dodici mesi fa, si era specchiato, per un attimo, negli accecanti bagliori d’una bella storia. Bella ma deformata dagli obiettivi delle telecamere e dalla fame di “sensazione” dell’industria mediatica globale.
Sulle celebrazioni del primo anniversario, un articolo di El País.
Da BBC Mundo: a un anno dal salvataggio dei minatori, non è cambiato il lavoro nelle miniere del Cile
Da BBC Mundo: La vita dei 33 minatori un anno dopo