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I castristi d’Italia: “Delenda Yoani”

L’onore nazionale è salvo. Anche in Italia – in quel di Perugia, per essere precisi – Yoani Sánchez è stata sottoposta a quello che va sotto il nome (in spagnolo) di ‘acto de repudio’. Era accaduto per la prima volta, settimane fa, a Sao Paulo do Brasil, prima tappa del lungo tour che la Sánchez ha intrapreso a metà febbraio subito dopo l’abolizione, a Cuba, della famigerata ‘tarjeta blanca’. Vale a dire: di quel ‘permiso de salida’ che (in aperta violazione della libertà di movimento sancita dalla Carta Universale dei Diritti dell’Uomo) qualsivoglia cittadino cubano era fino ad allora stato obbligato a chiedere al governo per uscire dal paese nel quale era nato (‘permiso’ che a Yoani già era stato negato, mi par di ricordare, una ventina di volte). E si era poi riprodotto, quell’atto di ripudio, in pressoché tutte le soste, latinoamericane ed europee, della famosa ‘bloguera’.

Teatro dell’immancabile replica italiana: il Festival del Giornalismo, dove Yoani era la star d’uno dei molti dibattiti in calendario. Stessi slogan, stesse grida (‘venduta’, ‘mercenaria’), stessi cartelli, stessi dollari falsi gettati in aria come coriandoli. Con un’unica – e, per l’orgoglio nazionale, molto gratificante – variante italica: un ‘stronza, stronza’, istericamente gridato da una delle più attive ripudianti in direzione della ripudiata. E dall’altro lato della barricata – a Sao Paulo come a Perugia – stessa serafica reazione di Yoani: una paziente attesa, sottolineata da un imperturbabile ed ironico sorriso. Stesso commento finale (tanto nei casi in cui, come a Rosario, in Argentina, la conferenza ha infine dovuto esser sospesa per l’aggressività del ‘ripudiatori’, quanto in quelli in cui la conferenza si è poi in effetti, più o meno tranquillamente, svolta): ‘Ormai ci sono abituata. E poi vedere la gente protestare liberamente è molto bello. Vorrei che anche a Cuba (dove si può ripudiare per ordine del governo, ma non protestare n.d.r.) si potesse fare altrettanto’.

Elementare, Watson. Tanto elementare che pressoché impossibile è chiedersi, a questo punto, come i ‘ripudiatori’ d’ogni latitudine ancora non si siano resi conto – in Brasile, in Argentina, in Spagna o in quello che fu il Belpaese – di quel che è ovvio. Ovvero: di come l’unico vero risultato del loro ripudio sia quello di ingigantire la figura di Yoani Sánchez. Più loro gridano, più gettano al vento i loro dollari falsi, più insultano, e più Yoani s’illumina. E s’illumina proprio perché più evidente diventa il contrasto tra la leggerezza delle sue parole (o persino dei suoi silenzi, come nel caso di Rosario) e la tenebrosa realtà d’un regime la cui più visibile dimensione cultural-umana (dentro il paese, o tra i suoi sostenitori in terra straniera) è, per l’appunto, quella dell’atto di ripudio. La bella e la bestia. Come fanno i filocastristi di casa nostra (e quelli di casa altrui) a non vedere che proprio questo è il titolo della rappresentazione che mettono in scena ad ogni apparizione della ‘bloguera’? Quali sono – oltre al fanatismo ed all’ignoranza, presenze, queste, del tutto ovvie – le vere cause di questa molto specifica forma di cecità?

Mi riprometto di tornare prestissimo sull’argomento, esaminando più in dettaglio non soltanto gli atti di ripudio veri e propri – quelli delle grida e degli insulti che, peraltro, si esaminano da soli – ma anche le più sofisticate disquisizioni (sofisticate, ma per molti versi, ancor più volgari dello ‘stronza, stronza’, che ha marcato la contestazione di Perugia) che, da anni ormai, si sforzano d interpretare il ‘fenomeno Sánchez’ nel quadro d’una cosmica cospirazione che, a partire ovviamente dalla Cia, vede coinvolti tutti i principali servizi d’intelligenza del mondo occidentale e, con loro, tutti i più grandi gruppi editoriali (il gruppo spagnolo Prisa, soprattutto) del pianeta Terra. Mi riferisco, naturalmente ai più illustri praticanti della ‘yoanologia’, o ‘yoanofobia’ – ormai a pieno diritto divenuta una branca dell’anti-scienza – che, da tempo, come l’Ahab di Melville, vanno ossessivamente inseguendo per mari e oceani Yoani, la balena bianca, spiandone ogni movimento, facendole in conti in tasca e ‘sfidandola’ a rispondere a domande, per lo più ridicole ed alle quali la bloguera già ha, in ogni caso, risposto mille volte. Arguti dietrologi che, scrutando gli abissi del ‘grande complotto’, non riescono a vedere quello che hanno sotto il naso. Ovvero (passando ad altra favola): come i piccoli racconti di vita di Yoani Sánchez non siano, con tutta evidenza, che un’aggiornata riedizione del ‘Re Nudo’ di anderseniana memoria. E come qui, ridotto all’osso il problema, stiano le vere ragioni del suo (di Yoani) planetario successo.

Perché Yoani non è, in fondo, che questo. Un bambino (o una bambina) che in questi anni ha rivelato – ed ha rivelato su scala globale, grazie all’inedita forza della ‘grande rete’ – quello che tutti vedevano, ma non osavano rivelare: la nudità del sovrano. O, fuor di metafora: l’assenza, nella Cuba generata da una rivoluzione che voleva (e che per molti aspetti per un periodo davvero è stata) una forza liberatrice, d’ogni forma di libertà. La storia dell’atto di ripudio di Perugia è, a ben vedere, raccontabile tutta in questa contrapposizione. Da un lato la bambina di Hans Christian Andersen. Dall’altro – il lato dei ‘ripudiatori’ – i cortigiani imbelli. Un’ennesima allegoria della storia antica del servilismo. Uno spettacolo pietoso.

 

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