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POSADA, L’ARTE DI NON PAGARE IL CONTO

15marzo 2007

 

di Gabriella Saba

 

Somiglia vagamente a Pinochet Faustino Posada Carriles, per la mascella cadente e le labbra contratte ma soprattutto per lo sguardo scopertamente infido degli occhi minuscoli, ravvicinati. Solo che, a differenza di Pinochet, è cubano, e a 76 anni non ha mai, finora, conquistato nient’altro che qualche annetto di carcere qua e là in America Latina e la nomea di terrorista anticastrista tra i più più attivi in quell’area, accusato di alcuni degli attentati più cruenti degli ultimi trent’anni.

Dal novembre del 2000 languiva nelle prigioni panamensi con l’accusa di stare preparando un piano per attentare alla vita di Castro durante gli incontri iberoamericani del 2000 a Panama City. Ma il processo, terminato nel marzo di quest’anno, lo ha giudicato alla fine innocente per quel crimine – non c’erano prove a sufficienza, hanno deciso i giudici – e Carriles, così come gli altri tre presunti correi Guillermo Novo, Pedro Rémon e Gaspar Jiménez, è stato alla fine condannato soltanto per detenzione abusiva di esplosivo e falsificazione di documenti: tra i sette e gli otto anni di galera di cui gli imputati hanno scontato da quel momento soltanto qualche mese, dato che, il 26 agosto, la presidente uscente Mireya Moscoso ha deciso di indultarli. Per motivi umanitari, dice lei, per evitare che il nuovo presidente Martin Torrijos li consegnasse a Fidel decretandone la condanna a morte. Per compiacere Bush, dicono altri. Per regalare una bella rogna a Torrijos, sostengono i pierredisti del partito che si opponeva alla Moscoyo.

La rogna in questione non è roba da poco visto che Cuba, poche ore dopo la decisione della presidente panamena, ha rotto le relazioni diplomatiche con Panama e cominciato il ritiro degli ambasciatori. Carlos Zamora è rientrato a Cuba, il suo omologo panameno Abraham Barcenas ha fatto per contro ritorno a Panama. Dato che molte società cubane a capitale misto hanno sede a Panama per aggirare l’embargo, le conseguenze della rottura potrebbero non essere solo formali.

“Poco male”, ha detto la Moscoso, ironica “In poche ore si aggiusterà tutto. I cubani sono buoni amici”.

Solo che ad aggiustare la cosa non dovrà pensare lei, ma il nuovo presidente, e benché quest’ultimo abbia condannato duramente l’indulto a abbia promesso di riprendere rapporti con Cuba, non è detto che questo avvenga in poco tempo.

La decisione della Moscoso ha creato qualche problema anche negli Stati Uniti. Il governo Bush si è astenuto dal pronunciarsi, probabilmente per paura di inimicarsi la comunità di esuli cubani a Miami, mentre i democratici hanno accusato l’ex presidente panameno di avere agito in maniera quanto meno scriteriata.

Già, perché gli indultati non sono esattamente delinquenti come altri e le loro gesta sono conosciute tristemente da molto tempo. Già agente della Cia, espatriato da Cuba nel 1959, Carriles lotta da tempo contro il governo-regime di Castro. Tra le altre cose è accusato di essere il mandante dell’attentato contro l’aereo della Cubana de Aviacion che esplose in volo nel 1976, al largo delle Bermuda – bilancio di 73 morti – e durante la guerra civile in Nicaragua organizzava i contras contro i sandinisti. Per il primo crimine fu arrestato in Venezuela, ma riuscì a fuggire nell’85.

Dove si trovi adesso il cubano, nessuno lo sa. Il governo del Guatemala ha allertato tutti i posti di frontiera per impedirne l’ingresso, ma stando ad alcune testimonianze Carriles si troverebbe adesso in Honduras, dove sarebbe entrato illegalmente a bordo di un jet privato. Il presidente hondureno Ricardo Madero non ha confermato le voci, ma dichiara di essere molto allarmato perché gli indultati potrebbero utilizzare il territorio hondureno per attività terroriste.

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