Una notizia falsa (o una fake news come si usa dire) ha nei giorni scorsi, con la forza di uno tsunami, conquistato i cuori ed i cervelli di pressoché tutti coloro che, nel Belpaese, considerano se stessi i più puri “difensori di Cuba”. La notizia – riportiamo qui la versione di Fanpage, ma centinaia sono i siti che hanno seguito l’onda stracciandosi le vesti per l’indignazione – recitava così: nell’ultima riunione del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, con sede a Ginevra, l’Italia ha detto “sì” all’embargo contro Cuba. Il tutto con un ovvio seguito di scalmanate considerazioni sul “tradimento” e sulla vergognosa ingratitudine verso un paese che, solo qualche mese fa, ha mandato i suoi medici in aiuto all’Italia devastata dalla prima ondata di Covid-19.
utto falso. La mozione presentata a Ginevra dalla Cina e dallo Stato Palestinese chiedeva una genericissima condanna per tutte le sanzioni economiche oggi in atto a livello planetario, senza neppure nominare il caso cubano. Sicché definirlo “un voto contro Cuba” e “a favore dell’embargo” altro non è, in ultima analisi, che un modo per cancellare la assoluta specificità storica e pratica delle sanzioni USA contro Cuba. Ormai da alcuni decenni quelle sanzioni – sanzioni che, nel ’96, sono diventate legge negli Usa (violando il diritto internazionale) – vengono regolarmente condannate, pressoché all’unanimità, dall’Assemblea Generale. E questo – è fin troppo facile prevedere – è quel che di nuovo accadrà la prossima volta che saranno sottoposte al voto. La legge Helms-Burton è una mostruosità giuridica – Jimmy Carter la definì la più stupida legge mai approvata negli USA – che, chiuso il capitolo della Guerra Fredda, si giustifica solo alla luce di meschini calcoli di politica interna (leggi: garantirsi il voto della comunità cubana della Florida, statisticamente minuscola ma decisiva negli equilibri elettorali Usa).
Scandalizzarsi oggi per il voto dell’Italia significa in sostanza due cose. La prima: regalare all’embargo USA amici e sostenitori che non lo sono affatto. La seconda: mettere sullo stesso piano le sanzioni contro i militari di Myanmar e l’antica vergogna del “bloqueo”. Due cose che non vanno propriamente a vantaggio di Cuba. Come recita il vecchio proverbio: dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io…