Chi era davvero Salvador Allende? Un utopista? Un Martire? Un sognatore assassinato lunga la strada che, stando alle sue speranze, doveva portare per vie democratiche e pacifiche al socialismo? Macché. Su PanamPost – inesauribile fonte di cavernicoli scritti – attingendo a piene mani da un infame libercolo – “La dittatura comunista di Salvador Allende, dell’argentino Nicolás árquez – Raúl Tortolero ci racconta come, in realtà, il presidente che morì durante il bombardamento golpista del Palacio de la Moneda, non fosse che un mostro sanguinario, un agente del KGB ed un impunito seguace di Stalin, responsabile d’ogni male che ha afflitto il Cile, prima e dopo la sua morte. Da leggere, ovviamente, per quello che è: una barzelletta.
La sinistra nel mondo vuole sempre annientare ogni traccia di religione, e sostituirla soprattutto con lo Stato, uno Stato enorme, che tutto può, e il dio di tale Stato è sempre il capo, a cui bisogna rendere culto, e la deificazione dei leader comunisti è il pane quotidiano in Asia, Europa e America.
Dopo il famigerato Fidel Castro, l’impostore che ha portato Cuba solo all’estrema fame mentre i suoi conti personali hanno accumulato la fortuna di 900 milioni di dollari secondo Forbes, Salvador Allende sarebbe la figura più idealizzata del continente, ma non perché sia stato niente di buono, lui o il suo governo, ma perché la narrazione delle sinistre lo romanza e lo contrappone a un Pinochet in teoria molto negativo.
Ma chi era veramente Salvador Allende? Era così buono lui e il suo governo come lo dipinge la propaganda rossa? O era un altro furfante di cui finora si sa poco?
Allende è stato un collaboratore del KGB, l’agenzia di intelligence dell’URSS, uno stalinista, un comunista, che ha impoverito il Cile nel periodo che ha governato tra il 1970 e il 1973, e che ha riempito il paese di agenti di spionaggio comunisti, e ha portato alla repressione della stampa e della libertà di espressione in generale, perseguitando i leader dell’opposizione, dice Nicolás Márquez, scrittore e accademico argentino, che lancia il suo nuovo libro: “La dittatura comunista di Salvador Allende”.
Dal 1961 era un agente del KGB, aveva visitato più volte l’URSS e aveva fatto accesi elogi a Stalin, che era il suo eroe, descrive Marquez. Viaggia negli anni Sessanta all’Avana con Fidel Castro, per essere al tavolo di coordinamento di quella che sarebbe stata l’invasione guerrigliera comunista continentale, nota Marquez.
PanAm Post ha avuto l’opportunità di parlare con Nicolás Márquez, che mette sul tavolo, con maestria, il contesto sociopolitico internazionale che dominava quell’epoca, rivelando informazioni che la sinistra voleva ancora nascoste.
Clicca qui per ascoltare – in spagnolo – l’intervista di Tortolero a Márquez. E poi scegli se è il caso di piangere o ridere (2Americhe ha optato per la seconda)