Lo afferma il presidente salvadoregno, Antonio Saca, preventivamente negando ogni forma di ospitalità ad un uomo che oggi, nonostante le accuse di strage, vive libero e felice negli Usa – La ragione? È un terrorista – Un’umiliante lezione per un presidente (George W. Bush) che si presenta come grande guida della lotta globale contro il terrore.
Antonio Saca, presidente del Salvador, non è propriamente un “anima bella”. Anzi, da qualunque parte lo si voglia guardare è decisamente un’anima brutta, espressione d’uno dei partiti – la famigerata ARENA – che, nell’intera America Latina, vantano uno dei più macabri record in materia di violazione dei diritti umani. Fondata dal colonello Roberto D’Aubisson – morto anni fa di cancro – ARENA fu infatti, negli anni della guerra civile, il partito degli squadroni della morte. Eppure, a dispetto di questo non propriamente impeccabile curriculum politico, anche Antonio Saca, messo di fronte alla possibilità di concedere asilo politico al ben noto Luís Posada Carriles, non ha potuto che prender atto di un’ovvia realtà: Posada è, a tutti gli effetti, un terrorista. E concedergli ospitalità sarebbe un’ovvia violazione dei principi etico-politici ai quali si ispira una nazione che, pur senza aver cancellato il suo orripilante passato (come la presenza di Saca ai vertici del governo ampliamente testimonia), sta cercando il suo futuro nel quadro d’una ritrovata democrazia.
Saca è stato perentorio. Nessuno, ha detto ad un giornalista del Nuevo Herald di Miami, mi ha chiesto di dare ospitalità a Posada. Ma dovesse questa richiesta arrivare la risposta non potrebbe essere che un “no” senza appello. Anche qualora l’operazione dovesse assumere la più ambigua forma d’una domanda di estradizione. Posada ha infatti – rammenta Saca – un piccolo conto pendente (un’accusa di falsificazione di documenti) con la giustizia del Salvador. Tanto piccolo che, a conti fatti, gli consentirebbe di tornare libero in brevissimo tempo. Ed il Salvador non ha la minima intenzione di fare questo regalo ad un personaggio che, proprio in Salvador, presumibilmente organizzò attentati dinamitardi contro Cuba (In uno dei quali perse la vita Fabio Di Celmo. Un cittadino salvadoregno, Raúl Ernesto Cruz León, si trova attualmente in carcere a Cuba come autore materiale del delitto).
Una bella lezione per gli Usa di George W. Bush. Bella e davvero umiliante, se si pensa che viene da un esponente del partito che fu di quegli squadroni della morte con i quali l’America di un altro presidente conservatore, Ronald Regan, visse a suo tempo una lunga, ma molto imbarazzante e piuttosto contrastata storia d’amore (a Roberto D’aubisson venne infine, sull’onda dell’indignazione per l’omicidio di monsignor Romero, cancellato il visto d’ingresso negli Stati Uniti). Bella e tristissima, perché, com’è noto, quello che persino Antonio Saca non può non considerare un terrorista, sta oggi vivendo libero e felice in quel di Miami, grazie al vergognoso gioco delle parti con cui è stato giudicato negli Usa (Posada fu processato, sulla base di prove ridicole, soltanto per violazione delle leggi migratorie, di fatto costringendo il giudice ad assolverlo). E grazie, soprattutto, alla vera, “storica” ragione per la quale questo gioco delle parti ha avuto luogo. Posada, il terrorista, ha lavorato per gli Stati Uniti d’America, è stato – ed in qualche misura è – parte del mondo sotterraneo che ha, a colpi di golpe, bombe ed omicidi, mantenuto l’ordine nel “cortile di casa”. Lo stesso mondo al quale apparteneva anche il partito di Antonio Saca, oggi presidente riformato e ripulito di un Salvador almeno formalmente democratico (e certo desideroso d’esser considerato tale)
È un gran brutto segnale quando tocca al servo (di ieri) dare lezioni di comportamento al padrone (di ieri e di oggi).