12 aprile 2010
Di Pedro Navaja
In molte aree andine il partito di governo, MAS, ha perso anche più delle metà dei voti rispetto alle presidenziali del 2009, oltre ai sindaci di quasi tutte le principali città del paese.
Ad una settimana da quelle italiane, il 4 aprile, giorno di pasqua, anche in Bolivia si sono svolte le elezioni amministrative, regionali e municipali.
Per la seconda volta grazie alle leggi sulle autonomie regionali, promosse principalmente dalla regioni amazzoniche dell’oriente boliviano, si sono eletti i governatori (prima prefetti) dei 9 dipartimenti in cui è diviso il paese.
Per la prima volta sono stati eletti democraticamente i consiglieri regionali. Poi i 337 sindaci del paese (alcuni municipi hanno le dimensioni di una grande regione italiana) e, altra prima volta, i consiglieri comunali per preferenza e non per lista.
Il risultato può essere cosi riassunto:
– 5 dipartimenti sono andati, o rimasti, al partito di governo, il MAS, mentre 4 all’opposizione (per uno di questi, il meno popolato della Bolivia, il Pando, il risultato è ancora incerto).
– per le municipali, in 7 dei nove capoluoghi dipartimentali ha vinto l’opposizione, compresa la città più popolata del paese, Santa Cruz de la Sierra, la capitale politica, La Paz, e la capitale costituzionale Sucre.
A tarda sera di domenica 4 aprile (in Bolivia si vota solo durante un giorno: i seggi restano aperti 8 ore, ma senza un vero orario di apertura ne di chiusura), il presidente Morales è apparso in televisione con un’espressione affatto contenta che contrastava ancor più con ciò che dichiarava. Evo invocava una vittoria elettorale comparando i risultati odierni con le amministrative del 2004-05 e non con gli ultimi appuntamenti elettorali, le presidenziali del 2009 e il referendum costituzionale del 2008.
Naturalmente confrontando i dati con la “preistoria” elettorale del 2004, il MAS ha aumentato notevolmente i voti. Ma se compariamo i dati con il risultato delle presidenziali di soli 4 mesi fa, o con i sondaggi di questi giorni, in alcuni casi la perdita dei voti si avvicina e supera il 50%, soprattutto nelle aree urbane andine. A La Paz città dal 75% a circa il 35% dei voti. A El Alto dal 90% al 37%.
In linea generale, anche se i commentatori locali, di ogni posizione politica, continuano a fare riferimento alle elezioni amministrative del 2004-2005, si tratta del primo arretramento importante da quando Evo si presentò per la prima volta ad un appuntamento elettorale nel 1997. Da allora aveva accumulato continui successi, fino a dicembre del 2009. Questa è la prima vera sconfitta elettorale del MAS e di Evo.
Il voto nelle città e in provincia
Il MAS (come la lega e il PDL in Italia) continua nel controllo dei voti nelle provincie, con i quali si aggiudica il governo di 5 dei nove dipartimenti della Bolivia.
Perde tutti i sindaci delle città capitali regionali andine, compresi quelli di Oruro (suo dipartimento natale), Potosì e Sucre.
Vince nella grande città altipianica di El Alto ma, come abbiamo visto, con una fortissima emorragia di voti per il suo candidato.
Nei dipartimenti delle cosiddette valli interandine, vince a Cochabamba, conquistando sia la regione che il capoluogo, anche se per stretto margine rispetto ai sondaggi ed exit poll che davano ampio vantaggio al candidato del MAS.
Perde invece a Tarija, sia per le regionali (nel dicembre del 2009 il MAS aveva ottenuto la maggioranza dei voti) che per le municipali nella capitale del dipartimento.
Nell’oriente amazzonico, regioni tradizionalmente dell’opposizione, per l’ennesima volta non riesce ad imporsi per le regionali a Santa Cruz, Pando e Beni, nonostante in quest’ultimo dipartimento il MAS avesse giocato la carta della politica spettacolo, candidando a governatrice la 25enne ex miss Bolivia 2007.
Non conquista neanche la città più grande del paese, Santa Cruz de la Sierra, ne il capoluogo del Beni – il dipartimento con il maggior numero di popoli indigeni – Trinidad, dove addirittura il candidato di governo è terzo.
Si inverte però la tendenza con la vittoria del MAS nella piccola città capoluogo del dipartimento del Pando, Cobija.
Per le municipali, il MAS perde anche in molte altre città di medie-grandi dimensioni: Camiri, Yacuiba, Montero, Quillacollo e, emblematico, nella cittadina sede dei “ponchos rojos”, Achacachi.
Vince a Sacaba e Riberalta, ma in quest’ultimo caso per l’estrema frammentazione dell’opposizione che prende in totale quasi il 75% dei voti. Se non sfonda nei centri urbani medi e grandi, il MAS vince invece in moltissimi centri abitati minori.
In definitiva un risultato con molti chiaro-scuri, ma in definitiva negativo per il partito di governo anche perché, principalmente per la zona andina, ampiamente imprevisto dai sondaggi, per l’ennesima riconferma dell’opposizione nell’area dei bassipiani amazzonici e del chaco e per il divario con i voti ottenuti solo 4 mesi fa.
Le ragioni della sconfitta
Quali sono le ragioni di questo mancato nuovo trionfo del MAS e di Evo Morales?
1 – per la zona andina, sopratutto in aree urbane (La Paz, El Alto e Oruro), ha pesato la rottura traumatica del MAS con l’ex alleato Movimento sin Miedo (senza paura, MSM), una formazione definita localmente di sinistra democratica. Il divorzio è avvenuto con pesanti accuse reciproche e le “solite” invocazioni del MAS di carcere per i candidati del MSM.
Contrariamente ai sondaggi (una volta sempre nemici di Evo ma ora sempre più pro-governo) ed agli exit poll, sia a La Paz che Oruro si sono imposti i candidati del MSM aprendo tra l’altro una possibile via alla formazione di una vera forza politica alternativa al partito di governo.
2 – in generale va considerato il diverso trattamento negli spazi di propaganda elettorale, televisiva e stradale, rispetto alle presidenziali di 4 mesi fa.
Allora la presenza di Evo e del MAS era praticamente assoluta, monopolica. Gli altri candidati presidenziali regalati a spazi minori e quasi assenti.
Ora per le amministrative la propaganda è stata più equilibrata. Solo il canale statale, come nell’altra occasione, ha fatto esclusivamente e ossessivamente, con maratone di varie ora nella trasmissione dei comizi, campagna per i soli canditati governativi. Gli altri canali (privati, ma senza concentrazioni di proprietà come in Italia), sia negli spazi di dibattito come in quelli a pagamento, hanno dato opportunità abbastanza equitative a tutti i candidati. La propaganda elettorale a pagamento è stata più uniforme senza che nessun candidato, almeno tra quelli con maggiori opzioni di voto, avesse spazi enormemente superiori all’altro come nel caso delle presidenziali del 2009.
Dopo la sconfitta…el caudillo está furioso
Così è stata definita, in qualche giornale, la reazione di Evo Morales.
Considerata come una vendetta post- elettorale, o la conferma del nervosismo del governo per i risultati ottenuti, solo a poche ora dalle elezioni si sono riattivati gli apparati polizieschi per arrestare, con deportazione a La Paz, vari oppositori della regione di Santa Cruz.
Tra i primi ad essere arrestati anche un candidato a sindaco della città di Santa Cruz de la Sierra appartenente allo storico partito del Movimiento Nacionalista Revolucionario (MNR, quello che nel 1952 fece la rivoluzione che portò alla riforma agraria, nazionalizzazione delle miniere e al voto universale).
Le accuse, come visto in altre occasioni, fanno riferimento all’appoggio ad un fantomatico gruppo di terroristi in cui le uniche vittime accertate sono proprio i 3 “terroristi” massacrati dalle teste di cuoio boliviane in un hotel di Santa Cruz a metà aprile del 2009.
Inoltre sono state riavviate le pratiche per citare a giudizio la “prefetta” di Chuquisaca (quechua, ex alleata di Evo poi eletta nelle file dell’opposizione) e l’ex prefetto di Santa Cruz. ora governatore rieletto con il 54% dei voti, accusato dal governo di malversazione di fondi statali. Ha intascato tangenti? Ha rubato pro domo sua? No. L’accusa è di aver finanziato con fondi della prefettura il referendum per l’approvazione dello statuto autonomico, referendum realizzato previo raccolta di centinaia di migliaia di firme di cittadini (tra i primi firmatari, lo ha ricordato recentemente in campagna elettorale, anche il candidato sindaco per il MAS). Al referendum, realizzato nel maggio del 2008 ma fortemente osteggiato da Evo prima della sua “conversione” autonomista, partecipò il 70% della popolazione (percentuali che in Italia non si vedono da decenni). Nonostante l’invito al boicottaggio del governo, e l’attiva partecipazione di gruppi squadristi governativi per impedire il suffragio, l’astensione aumentò solo del 10% rispetto a quella registrata normalmente.
L’ultima notizia, a due giorni dalle elezioni, è che Morales ha minacciato procedimenti giudiziari per brogli elettorali contro i membri delle corti dipartimentali elettorali delle regioni dove, guarda caso, ha perso le elezioni. In Italia si direbbe che Morales appare un cattivo perdente (ricordando anche fatti nostrani dopo le politiche del 2006).
Irregolarità (anche se sempre definiti brogli) sono state denunciate in tutto il paese, comprese le regioni andine che però non entrano nella minaccia giudiziaria di Evo.
Va detto che è possibile che vi siano state irregolarità, senza raffigurare però un disegno premeditato di brogli elettorali. Queste sono state le elezioni più complesse di sempre. La corte nazionale elettorale ha dovuto far stampare centinaia di formati di schede differenti. Applicando anche gli statuti autonomici, le modalità di voto sono state diverse in molti dipartimenti. Per esempio a Santa Cruz, unico caso, era previsto il doppio turno nelle regionali in caso di mancato raggiungimento di maggioranza assoluta. Nel Beni si eleggevano anche i subgovernatori. Gli stranieri, con alcuni anni di residenza, avevano diritto di voto alle municipali ma non alle regionali, ecc. L’elettore si è trovato quindi di fronte due schede formate da varie colonne per ogni partito (5 in totale a Santa Cruz, 6 nel Beni, ecc.). I conti con tutte queste variabili li hanno dovuti fare gli scrutatori, che sono nominati per sorteggio e non godono di nessuna remunerazione. Che questi possano aver fatto, in alcuni casi, confusione con i numeri, nonostante la presenza dei rappresentanti di lista, mi sembra cosa pacifica. Ma parlare di brogli come di una cosa pianificata è certamente esagerato nella maggior parte dei casi e comunque, resta fuor di dubbio, che i più attrezzati per eventuali brogli appaiono quelli del governo.
Finalmente le minacce di Evo non devono essere sottovalutate. Morales ha recentemente personalmente nominato tutti i membri della corte suprema di giustizia ed ha oramai il controllo assoluto sull’operato giudiziario del paese.
L’accusa non dev’essere quindi sottostimata dai membri delle corti elettorali indicate dal presidente e non escluso che il governo intenti modificare il responso delle urne attraverso una giustizia completamente sottomessa o mobilitando gruppi di squadristi. Già ieri alcuni di questi hanno sfondato il cranio a bastonate ad un cittadino intervenuto in difesa di una signora aggredita da manifestanti del MAS appostati davanti la corte dipartimentale elettorale di Santa Cruz e la cui unica colpa era avere un cappellino di un partito dell’opposizione al governo (http://www.eldeber.com.bo/2010/2010-04-07/vernotaahora.php?id=100407154901).