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Friday, April 19, 2024
HomerassegnaKyrsten, la sfinge di Washington

Kyrsten, la sfinge di Washington

Una imperscrutabile senatrice democratica dell’Arizona, Kyrsten Sinema, sta bloccando – per altrettanto imperscrutabili ragioni – l’intero programma di riforme lanciato da Joe Biden. In un op-ed pubblicato dal Washbington Post, Dana Milbank prova – senza riuscirci – a sciogliere l’enigma che oggi paralizza la politica americana.

All’inizio del mese – racconta il columnist del Post –  uno sconosciuto aveva, in modo assai sospetto, parcheggiato la sua auto di fronte alla sede della Corte Suprema. E la polizia aveva immediatamente isolato l’intera aerea per timore d’un attentato terrorista. La polizia aveva immediatamente sgomberato l’area e, per un’ora, i negoziatori specializzati avevano cercato di aprire un dialogo con l’autista, da lui ottenendo però soltanto una risposta: ”Il tempo delle parole è finito”. La polizia, dopo un lungo “stand-off” aveva infine arrestato l’occupante (che era disarmato), ma anche a quel punto s’era rivelato impossibile, per le autorità, conoscere le motivazioni dell’automobilista.

In questo caso, il sospetto era un uomo di 55 anni, proveniente dal Michigan. Ma per quanti lavorano a Capitol Hill, l’episodio ha lasciato un curioso senso di dejá vu. E questo perché, negli ultimi mesi, è toccato loro navigare in una analoga situazione di stallo con un colpevole altrettanto confuso e imperscrutabile,. Nel caso: una quarantacinquenne dell’Arizona, il cui nome è Sen. Kyrsten Sinema, che da mesi si è parcheggiata nel bel mezzo del processo legislativo, bloccando il traffico e causando il completo stallo per l’agenda Biden. Anche lei, come l’autista di cui sopra, non dice quel che vuole. E, invano, i senatori democratici cercano di capire che cosa, nella mente della loro giovane collega, abbia fatto girare le rotelle in modo così spettacolare.

La Sinema ed il senatore Joe Manchin III (D-W.Va.) sono i due personaggi che hanno fin qui impedito all’agenda “Build Back Better” del Presidente Biden (e con essa una fattura infrastrutturale di 1 trilione di dollari) dal diventare legge. Ma mentre Manchin ha posizioni coerenti (conservatrici) e, su questa base, sta negoziando in buona fede con la Casa Bianca, Sinema ha scelto questa settimana di volare verso la terra di Maria Antonietta. Sì, Sinema è volata a Parigi dove, stando al New York Times, ha in programma una raccolta di fondi. I cittadini hanno, in una situazione d’assoluta emergenza, bisogno di un credito d’imposta per i figli, di un miglior accesso a Internet e di assistenza scolastica? Qu’ils mangent de la brioche, risponde a quanto pare Kyrsten, emulando l’adolescente regina che marcò i giorni di fuoco della Rivoluzione francese. E questa è non è che l’ultima sequenza di quello che, a Washington, ormai chiamano il “Sinema-verité” della senatrice dell’Arizona.

Già un paio di settimane fa, in un momento culminante nei negoziati, mentre Biden, la Camera e il Senato disperatamente cercavano di raggiungere un accordo sul pacchetto Build Back Better in modo che la legge sulle infrastrutture potesse passare, Sinema era volata a casa in Arizona – per vedere un medico dei piedi, ha spiegato un suo assistente. (Non ci sono podologi a Washington?). Si è poi scoperto che aveva anche partecipato a un “ritiro” spa-resort a Phoenix con donatori di fascia alta, mentre le trattative frenetiche continuavano a Washington. Alcuni giorni prima, la sua organizzazione di raccolta fondi aveva tenuto un evento a Washington con cinque gruppi di lobbying aziendali a cui i partecipanti avevano contribuito fino a 5.800 dollari a testa.

Quindi l’intera agenda di Biden (per non parlare delle prospettive di una democrazia funzionante) è appesa a un filo a causa di Sinema, e sta vivendo la sua vita migliore, volando a Parigi, frequentando un ritiro termale e bevendo vino con donatori aziendali, molti dei quali si oppongono a detta agenda. Il suo staff dice che sta conducendo “remoto” negoziati legislativi mentre questo è in corso. Molto remoto. Biden, CNN …

Clicca qui per leggere, in inglese, l’intero articolo di Dana Milbank

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