È stato, almeno per gli argentini che hanno superato i quarant’anni d’età, quasi un riflesso condizionato. Cristina come Perón. Alberto Fernández come Héctor José Cámpora. Cámpora al governo, Perón al potere. Alberto Fernández al governo, Cristina Fernández al potere. Al potere e, quel che più conta, lontano dal carcere verso il quale la mezza dozzina d’inchieste per corruzione aperte contro di lei sembrano inesorabilmente spingerla.
Per quanti non ricordassero: Héctor José Cámpora fu il personaggio – dal peronismo celebrato come simbolo d’abnegazione e fedeltà al leader supremo – che, nella primavera del 1973, fece da controfigura o, come si direbbe oggi, da “placeholder” di Juan Domingo Perón, allorquando la giunta militare che governava il paese dal 1955 (anno del golpe che depose Perón) indisse nuove elezioni. L’ex presidente si trovava, allora, in esilio nella Spagna franchista. Ed il compito di Cámpora era per l’appunto questo: presentarsi alle elezioni, vincerle, come da pronostico, nel nome del grande leader esiliato, richiamare il medesimo dall’esilio ed indire nuove elezioni, stavolta con Peron come candidato.
Tutto questo è d’acchito tornato alla memoria quando, la mattina del 18 maggio, Cristina Fernández de Kirchner ha annunciato via Twitter la sua decisione di presentarsi alle prossime presidenziali non come potenziale presidente, ma come vice in una formula guidata dal suo omonimo (ma non parente) Alberto Fernández, un personaggio che, prima con Néstor e quindi con la medesima Cristina, ha accompagnato, nelle vesti di “uomo di fiducia”, tutta l’irresistibile ascesa dei Kirchner. Tutta, o quasi tutta, visto che la sua relazione con Cristina (nel cui governo era capo gabinetto) s’era guastata nel 2008 durante il duro confronto con “el campo”.
Fernández (Alberto) al governo e Fernández (Cristina) al potere, dunque? Una replica – mutatis mutandis – di quel che accadde nel ’73 (e che, notoriamente, terminò in tragedia)? Di certo non era mai accaduto prima – in Argentina e, presumibilmente, in qualsivoglia altra parte del pianeta Terra – che fosse il candidato a vicepresidente ad annunciare la candidatura propria e quella del da lui scelto presidente. Il che ha, prevedibilmente, suscitato le più disparate e ed esterefatte reazioni in ogni parte del mondo. Di che si trattava? Della geniale mossa d’una grande statista, capace – come sostengono i suoi sempre adoranti sostenitori – di rinunciare alla propria preminenza per garantire l’unità del peronismo, condizione essenziale, questa, per un trionfo elettorale nella prossima contesa contro il presidente in carica, Mauricio Macri? O del trucco da baraccone d’un personaggio per il quale la riconquista della presidenza, sia pur per interposta persona, è oggi la conditio sine qua non per evitare l’onta del carcere?
La verità va probabilmente ricercata in qualche punto tra questi due estremi. Ecco comunque una serie di articoli la cui lettura può risultar utile per inquadrare la novità di questa “mezza candidatura” e le prospettive delle prossime presidenziali in una Argentina in piena crisi economica.
World Policy Review – Cristina’s Gambit Shocks Argentina
El Economista – Una milonga para Cristina