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Saturday, December 21, 2024
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Petro: “Che difficile è cambiare”

In una lunga intervista con El País di Madrid, Gustavo Petro racconta quanto difficile – molto più difficile di quanto avesse immaginato – sia incontrare la via decambiamento. Laddove cambre significa – in un Paese insanguinato da sette decenni di violenza – trovare la via verso una “pace totale”

Appena atterrato in Spagna il presidente della Colombia, Gustavo Petro (Ciénaga de Oro, Cordova, 63 anni), accoglie EL PAÍS nell’ambasciata del suo paese a Madrid. Fuori, nei giardini, suona musica, odora di barbecue e arriva il trambusto di una fiera imprenditoriale che hanno organizzato per colombiani e spagnoli all’aperto in occasione della visita del mandatario. È passato a salutare tra applausi e selfie prima di sedersi a rispondere dei suoi nove mesi al potere. È poco tempo per un programma di riforme molto ambizioso in un paese che ha votato per il cambiamento senza dargli la maggioranza assoluta. Anche se, come dirà in seguito, le principali riforme sono già state presentate e sta incontrando così tante difficoltà nell’approvarle che ha appena fatto una profonda crisi di governo perché, secondo lui, ha bisogno di un esecutivo più omogeneo che lavori per il cambiamento. Petro confessa apertamente che è più difficile di quanto pensassi.

Domanda. Lei è il primo presidente di sinistra della Colombia contemporanea. È al potere da più di nove mesi. Hai incontrato resistenze? Senti che il potere tradizionale si è organizzato contro di te?

Risposta. Sì, certo. Il cambiamento provoca sempre una resistenza. Essendo il primo presidente di sinistra eletto in Colombia, gli animi di resistenza sono alti, grandi, e provengono da gruppi molto privilegiati, soprattutto per il denaro pubblico. Quando proponiamo di tornare ad un maggior peso della politica pubblica, della società, per garantire i diritti di salute, delle pensioni… Poi questi gruppi reagiscono, si organizzano. Non hanno ancora avuto l’appoggio popolare, ma la stampa, con partiti che cercano di ottenere una maggioranza relativa al Congresso che impedisca l’approvazione delle leggi sul cambiamento. E questa è la resistenza che abbiamo avuto finora.

Domanda. E nonostante tutto ha affrontato grandi progetti: quello della pace totale, ma anche una riforma della salute, delle pensioni, del lavoro, delle imposte e anche politica. Cosa farà se non ottiene la maggioranza parlamentare per approvarle al Congresso?

Risposta. È il gioco del potere. Indubbiamente, c’è una pretesa di cambiamento e c’è una resistenza contro il cambiamento. Quale potrà di più? Non possiamo fare previsioni. Ho invitato la popolazione ad uscire, ad esprimere se è a favore o contro perché in questi nove mesi è mancato un protagonista fondamentale: la gente. Voglio che la popolazione si esprima, quasi nessun paese si trasforma senza la presenza preminente della gente. Vediamo se questo elemento lo permette. In caso contrario, significa che la popolazione non ha guardato il cambiamento come un processo profondo, ma come una moda. E da questo punto di vista il governo non avrebbe maggiori prospettive di successo….

Leggi l’intera intervista, in spagnolo, su El País di Madrid

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