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Thursday, November 21, 2024
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USA, lavoratori alla riscossa

In un op-ed per il New York Times, il premio Nobel per l’economia Paul Krugman analizza gli attuali squilibri tra domanda ed offerta nella economia post-Covid. Ed avanza l’ipotesi che la scarsità dell’offerta che sembra oggi caratterizzare – difficile dire quanto temporaneamente – l’attuale crisi possa essere la conseguenza di un aumento (il primo nel corso dell’ultimo mezzo secolo, o quasi) della forza contrattuale dei lavoratori americani. Ecco quel che scrive Krugman:

…La situazione del lavoro, al contrario, sembra una vera e propria riduzione dell’offerta. L’occupazione totale è ancora cinque milioni al di sotto del suo picco pre-pandemico. L’occupazione nel settore del tempo libero ed il turismo è ancora giù, più del 9 per cento. Eppure tutto ciò che vediamo suggerisce un mercato del lavoro molto ristretto. Da un lato, i lavoratori stanno lasciando il loro lavoro ad un ritmo senza precedenti, un segno che sono sicuri di trovare nuovi posti di lavoro. Dall’altro, i datori di lavoro non stanno solo piagnucolando sulla carenza di manodopera, ma stanno cercando di attirare i lavoratori con aumenti di stipendio. Negli ultimi sei mesi i salari dei lavoratori del tempo libero e del turismo sono aumentati a un tasso annuo del 18 per cento, e ora sono ben al di sopra della loro tendenza pre-pandemica.

Il mercato del lavoro ha anche incoraggiato i membri del sindacato, che sono stati molto più disposti del solito a scioperare dopo aver ricevuto offerte di contratto che considerano inadeguate.

Ma perché stiamo vivendo quella che molti chiamano la Grande Rassegnazione, con così tanti lavoratori che o si dimettono o chiedono salari più alti e migliori condizioni di lavoro per rimanere? Fino a poco tempo fa i conservatori davano la colpa ai benefici per i disoccupati, sostenendo che questi benefici stavano riducendo l’incentivo ad accettare posti di lavoro. Ma gli stati che hanno annullato quei benefici in anticipo hanno visto nessun aumento di occupazione rispetto a quelli che non hanno fatto, e la fine nazionale dei benefici migliorati il mese scorso non sembra aver fatto molta differenza per la situazione di lavoro.

Quello che sembra invece accadere è che la pandemia ha portato molti lavoratori degli Stati Uniti a ripensare le loro vite e chiedere se valeva la pena di rimanere in posti di lavoro schifosi troppi di loro avevano….

Leggi tutto l’articolo, in inglese, sul New York Times

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