Alexey Kovanev, giornalista russo, racconta sul New York Times come il “russiagate” sia stato vissuto nel paese che ha dato il nome allo scandalo (o al non-scandalo se giudicato attraverso il riassuntino che l’Attorney General William Barr ha inviato al Congresso). In Russia, scrive Kovanev, i media controllati dal governo hanno – del tutto prevedibilmente – sposato la versione di Barr, immediatamente accodandosi alle grida di vittoria con le quali il presidente Usa ha accolto le conclusioni dell’Attorney General che lui stesso aveva, appena qualche mese fa, provveduto a nominare. Ma la tesi del “complotto” Trump-Putin per alterare l’esito delle elezioni presidenziali Usa, era da sempre stato visto con grande scetticismo anche da quanti, come lui, si oppongono all’autoritarismo putiniano…Leggi….