Ollanta Humala ha cominciato la sua avventura alla presidenza del Perù. E l’ha cominciata con livelli di impopolarità (quasi il 60 per cento) che, di norma, i capi dello Stato riescono a raggiungere – quando governano male – solo verso la fine del proprio mandato. In che modo Ollanta Humala è riuscito a battere questo non particolarmente ambito record? A dargli alla mano – a conferma del fatto che un’impresentabile famiglia era il vero tallone d’Achille del nuovo presidente – ci ha pensato uno dei suoi fratelli che, quando ancora Ollanta viveva i giorni della transizione, si è recato in Russia per siglare con i boiardi locali contratti economici di assai dubbia natura.
Sul tema, Gabriella Saba aveva a suo tempo – quando ancora Humala non era che un candidato dalle non particolarmente brillanti prospettive – scritto un articolo che si apriva con questa profetico cavoverso: “Il vero problema di Ollanta Humala, 47 anni, probabilmente il candidato più interessante alle presidenziali peruviane del 2011 (ha corso per la stessa carica nel 2006, perdendo di poco e solo, sostengono i maligni, in virtù dell’aperto ed entusiastico appoggio di Hugo Chávez) è quello di provenire da una famiglia impresentabile. Imbarazzante politicamente, quella di Humala è infatti una famiglia da realismo magico, poco indicata per un futuro presidente. La madre di Ollanta, Elena Tasso, avvocatessa e professoressa di lontane origini italiane, ha rilasciato alla stampa dichiarazioni come questa: “Tutti i miei figli sono presidenziabili. Li abbiamo educati alla spartana, all’amore per la patria e per la razza e tutti hanno respirato politica fin da bambini”. Il padre di Ollanta, Isaac, è il fondatore di un movimento xenofobo dall’esotico nome di etnocacerista ed è impegnato da anni nel riscatto del millenario impero inca. I sei fratelli di Ollanta hanno nomi coloriti, incaici o tratti dalla mitologia greca: Ulises per amore dei classici, Pachacutek (“riformatore del mondo”, nella mitologia inca), Cusi Coyllur (“stellina allegra”, in quechua) Imasúmac (“la più bella”), Antauro (“stella cobriza”) e Ollanta (“il guerriero che vede tutto”) in omaggio agli antenati indigeni. Ulises, un ingegnere laureato alla Sorbona e ferocemente nazionalista, si è candidato anche lui alle scorse presidenziali, ha raccattato meno dell’uno per cento dei voti ma ha dichiarato che continuerà la sua battaglia in piena coerenza con le sue idee. Un altro fratello, Antauro, si è fatto un bel po’ di galera per avere partecipato all’assalto a un commissariato che è costato la vita a quattro poliziotti” (clicca qui per leggere il resto).
Proprio Antauro è quello che ha giocato al nuovo presidente quello che ha tutta l’aria d’essere il rimo d’una lunga serie di brutti scherzi.
Comunque sia – dovesse riuscire a tenere sotto controllo la famiglia – Humala potrebbe diventare (o, quantomeno, apertamente dichiara di voler diventare – clicca qui per leggere l’articolo di BBC-Mundo – il “Lula delle Ande”. Ce la farà?
Juan Arias, corispondente de El Pais di Madrid, ne sembra convinto.