La protesta torna nelle piazze e nelle strade del Venezuela. Ma a differenza di tre anni fa, quando il motivo della mobilitazione era essenzialmente politico a fronte del consolidarsi della dittatura chavista, ora le ragioni del malessere sono di natura squisitamente economico-salariale. Ad innescare la protesta è stato infatti la decisione, assunta dal governo di Nicolás Maduro, di ridurre gli stipendi – perlopiù annullando i molti benefici collaterali o i bonus – dei dipendenti pubblici. Ecco quel che in proposito racconta un servizio di BBC-Mundo.
Il malcontento è tornato per le strade del Venezuela.
Dopo due anni in cui il numero di proteste era progressivamente diminuito, nel 2022 la tendenza sembra essersi invertita. Secondo l’Osservatorio Venezuelano di Conflittualità Sociale, nel primo semestre di quest’anno ci sono state circa 3.892 proteste, una media di 22 al giorno, il che significa un aumento del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma a differenza di quanto accaduto nel 2019, l’anno in cui si sono verificate più manifestazioni nell’ultimo decennio – quando le proteste per motivi politici sono state le più numerose – nella prima metà del 2022, i diritti dei lavoratori sono stati i principali fattori di malcontento: il 42% del totale. Questa svolta è la conseguenza di uno scontro tra le politiche del lavoro del governo di Nicolas Maduro e le esigenze dei dipendenti pubblici.
Negli ultimi mesi c’è stata una recrudescenza delle proteste dei funzionari pubblici in Venezuela, in particolare da parte di coloro che lavorano nei settori della salute e dell’istruzione. Solo nel luglio scorso, ci sono stati circa 143 conflitti di lavoro, secondo l’Osservatorio di conflittualità del lavoro e gestione sindacale dell’Istituto di alti studi sindacali (Inaesin)….