No menu items!
17.3 C
Buenos Aires
Sunday, December 22, 2024
HomeCaribeCuba"Veleno puro"

“Veleno puro”

Con chi ce l’ha Fidel, quando si scaglia contro gli “Ultrarivoluzionari”? Per qualcuno il “traditore” è il professor James Petras, altri puntano l’indice contro Heinz Dieterich, il teorico tedesco del “socialismo del XXI secolo”. Ma probabilmente il vero messaggio era rivolto a Raúl Castro ed alle sue velate ambizioni di riforma dell’economia…

di M.C.

23 ottobre 2007

In una delle sue ultime riflessioni affidate alle pagine del Granma (la numero 37 per l’esattezza), Fidel Castro usa parole di fuoco contro “los superrevolucionarios”, accusandoli di avanzare proposte di riforma che sono “veleno puro”. E di farlo, per di più, con piena cognizione di causa. “Che cosa succede – si chiede infatti sardonicamente il comandante en jefe – con gli ultrarivoluzionari dell’estrema sinistra? Alcuni sono tali (ultrarivoluzionari n.d.r.) per mancanza di realismo e per il gradevole piacere di sognare cose dolci. Altri invece sognatori non sono affatto, sono esperti della materia, sanno quel che dicono e perché lo dicono. È una trappola molto ben costruita, nella quale non si deve cadere. Riconoscono i nostri successi come se ci concedessero un’elemosina. Non hanno le giuste informazioni? No, posso assicurarvi che sono molto ben informati. In certi casi la presunta amicizia con Cuba permette loro di esser presenti in numerose riunioni internazionali…E che cosa consigliano alla Rivoluzione? Veleno puro. Le formule più tipiche del neoliberalismo…”.

Nessun nome. Nessuna più approfondita analisi – chimica o politica – del “veleno” proposto da questi nuovi ed assai infidi nemici della rivoluzione. Nulla, se non qualche furioso ma decisamente criptico accenno a “rovinosi investimenti” in “imprese miste”, inevitabilmente destinate ad inondare il paese di danari ed a “venderne la sovranità”; o, con ancor più infuocato sdegno, a proposte – quali quella d’usare la produzione di canna da zucchero “per fini energetici” – che, a conti fatti, altro non sarebbero, secondo Fidel, che stimoli “all’egoismo degli esseri umani, mentre i prezzi dei prodotti alimentari vanno duplicandosi o triplicandosi”. Tutto qui. Ed inevitabile era che, in questo misterioso contesto, i più cominciassero – chi con curiosità e chi con angoscia – a chiedersi dove, in effetti, bisognasse volger lo sguardo per scorgere questi nuovi “traditori della causa”.

Secondo Gerardo Arreola, corrispondente all’Avana del quotidiano messicano La Jornada, nel mirino di Fidel vi sarebbe il professor James Petras, docente dell’Università di Binghmanton, nello Stato di New York, uno storico “amico della rivoluzione” colpevole d’avere di recente scritto, assieme a Robin Eastman-Abaya, un saggio nel quale (clicca qui per il testo completo) sottolinea la necessità di riforme economiche – o una complessiva “ridefinizione delle priorità” – che pongano “i bisogni di consumo della popolazione al primo posto”. Il tutto correggendo i “crescenti squilibri tra settore delle esportazioni e settore interno…e privilegiando lo sviluppo delle necessità pratiche della popolazione”. “La rivoluzione cubana – scrive Petras, può contare su una grande riserva di buona volontà, di solidarietà e lealtà della grande maggioranza della popolazione. Però vi sono limiti di tempo e di pazienza oltre i quali il desiderio di una vita confortevole dei cubani impone la ricerca di soluzioni ai problemi d’ogni giorno”.

Altri hanno invece puntato l’indice contro un altro vecchio “amico di Cuba”: il professor Heinz Dieterich, un intellettuale tedesco, da tempo docente presso l’Università Autonoma di Città del Messico. Dieterich considera se stesso – e probabilmente è – l’originario formulatore di quel “socialismo del XXI secolo” che è oggi al centro dei programmi politici di Hugo Chávez, presidente bolivariano del Venezuela. Dieterich – che di Chávez è un rinomato consigliere fin dal 1999 – è propugnatore d’una piuttosto complessa (e, secondo i suoi critici, alquanto improbabile) teoria del superamento del mercato (attraverso la graduale sostituzione del paradigma del prezzo con quello del valore, a prescindere dalla proprietà dei mezzi di produzione). Ed in più occasioni ha sottolineato come anche Cuba debba, in prospettiva, adattare se stessa a questo “ineluttabile” e globale processo di trasformazione. Teoria che gli è di recente (ed in assai sospetta concomitanza con l’attacco di Fidel agli ultrarivoluzionari) valsa le aperte rampogne di Carlos Rodríguez Almaguer, intellettuale superorganico (Gramsci ci perdoni) del regime cubano. Senso della critica: caro Dieterich la smetta di fare il saccente e lasci lavorare in pace chi di rivoluzioni davvero se ne intende. “Quante rivoluzioni ha fatto lei, signor Dieterich? Dove sono le sue ferite di guerra? Quanti anni ha passato in prigione per aver guidato un popolo alla lotta…? Quanto tempo ha passato in clandestinità…? A quanti analfabeti ha insegnato a leggere…?…”

Chi ha ragione? Forse entrambi (Arreola e gli uomini dell’ “anti-Dieterich”), perché è davvero possibile che Fidel, che ha scritto al plurale il suo atto d’accusa, volesse mettere alla gogna tanto Petras quanto il professore tedesco. O, più probabilmente nessuno dei due, perché tutto lascia credere che la “riflessione” del comandante en jefe altro non fosse, in realtà, che un messaggio lanciato al fratello Raúl, suo temporaneo sostitituto che, nel suo discorso del 26 di luglio, ha espresso – sia pur in modo vago – un volontà di riforma economica non troppo lontana, se letta in trasparenza, dalle esigenze espresse da Petras.

Di certo non vi sono, in ultima istanza, che le parole con le quali Fidel perentoriamente chiude la sua riflessione. “Nessuno è mai stato più critico di me sulla nostra opera rivoluzionaria, però mai mi vedranno attendere i favori o il perdono del peggiore degli imperi”. Traduzione. Malato o non malato, sono io il vero ed unico “critico en jefe”. E solo a me spetta il compito di criticare quello che faccio, o di cambiare quello che ho fatto. Perché la Rivoluzione mi appartiene. Fino a che morte non ci separi. Ed anche oltre. James Petras, Heinz Dieterich e, soprattutto, Raúl, sono avvisati.

Previous article
Next article

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.

Most Popular

Recent Comments

Sandro Berticelli on Maduro, una catastrofica vittoria
pedro navaja on Benaltrista sarà lei…
Corrado on Cielito lindo…
Corrado on Tropico del cancro
Corrado on Evo dixit
Corrado on L’erede
Alligator on Aspettando Hugodot
A. Ventura on Yoani, la balena bianca
matrix on Chávez vobiscum
ashamedof on Chávez vobiscum
stefano stern on Chávez e il “maiale”
Antonio Moscatelli on Gennaro Carotenuto, cavallinologo
pedro navaja on La strada della perdizione
pedro navaja on Benaltrista sarà lei…
pedro navaja on Benaltrista sarà lei…
pedro navaja on Benaltrista sarà lei…
Alessandra on Benaltrista sarà lei…
Alessandra on Benaltrista sarà lei…
Arturo Sania on Benaltrista sarà lei…
A.Strasser on Benaltrista sarà lei…
Alessandra on Benaltrista sarà lei…
A.Strasser on Benaltrista sarà lei…
Arturo Sania on Benaltrista sarà lei…
giuilio on Maracanazo 2.0