Sotto ricatto non si tratta. Perché, se si tratta, il ricatto “paga”. E, se paga, diventa norma. Questo si diceva un tempo. Ed ancora si dice, ovunque l’industria dei sequestri, o il terrorismo, vadano cercando, con il ricatto, d’imporre la propria legge. Questo è, anche, quello che Bill Clinton – un presidente che, pure, è passato alla storia, non come un esempio di robespierriana incorruttibilità, bensì come gran maestro nell’antica e molto poco eroica arte della “triangolazione” – aveva con molta forza raccomandato prima ancora che la storia avesse inizio: dire no, rifiutare ogni trattativa sotto la minaccia d’un apocalittico default e ricorrere a quel 14esimo emendamento della Costituzione che sancisce, per così dire, la sacralità degli impegni finanziari del governo federale. E questo è, infine, quello che Barack Obama ha, al contrario, colpevolmente dimenticato, firmando martedì 2 agosto un compromesso che tale si può definire solo nel senso che ha davvero compromesso, probabilmente senza possibilità di redenzione, la credibilità politica della sua presidenza e quella dell’intero sistema politico americano…Leggi il resto dell’articolo nel blog di Massimo Cavallini su Il Fatto Quotidiano on line