In un breve post nel suo blog “Giornalismo partecipativo”, il prof. Gennaro Carotenuto, docente all’Università di Macerata e chavista DOC, si chiede indignato per quale ragione i “soloni della stampa libera monopolistica”, la stessa che “spara a zero sulla mancanza di trasparenza” nel caso del cancro di Hugo Chávez, non “si sia scandalizzata per il fatto che gli uffici stampa del segretario di stato statunitense uscente Hillary Clinton hanno spacciato per un mese una trombosi per un’infezione”.
La risposta è molto facile. Facile e, purtroppo, estremamente imbarazzante per un professore che della caccia all’errore altrui ha fatto (sia pur raramente con successo) una vera e propria missione. La stampa libera monopolistica (quale che sia il senso che il Carotenuto attribuisce a questa alquanto contorta definizione) non si è scandalizzata per il semplice fatto che non esisteva scandalo. Gli uffici stampa del segretario di Stato uscente Hillary Clinton non hanno “spacciato”, infatti, un bel niente. Hanno semplicemente comunicato le diagnosi mediche così com’erano. E non avevano alcuna ragione per fare altrimenti. Se il caso ha suscitato polemiche, è stato – come ben sa chiunque in questi giorni abbia seguito le notizie – per ragioni per molti aspetti opposte a quelle tanto maldestramente indicate dal docente di Storia del Giornalismo. Ovvero: è stato perché, fino alla diagnosi che rivelava la presenza di un grumo di sangue in prossimità del cervello, alcuni repubblicani avevano insinuato che Hillary stesse simulando la malattia per evitare le audizioni congressuali sulla mattanza di Bengasi.
Come il professore abbia potuto tanto grossolanamente prender lucciole per lanterne, non è facile capire. Ma certo il clamoroso scivolone è da mettere in relazione con la grande passione con la quale usa seguire le vicende del Venezuela. L’ansia di difendere il gran leader malato, dimostrando come l’ermetismo che circonda lo stato di salute di Chávez non sia in fondo, in una sorta di mozartiano “così fan tutti”- che una pratica comune, deve averlo tradito. Peccato.
Esaurita la sua sintetica – e, ahimè, molto ridicola – filippica, il professore rivolge i suoi auguri di pronta guarigione tanto a Hillary, quanto a Chávez. 2Americhe si associa, aggiungendo l’auspicio che, in questo 2013, il professore riesca a trovare, quando scrive di Cuba e del Venezuela, l’equilibrio e la serietà che, soprattutto in questa circostanza, gli sono tanto pacchianamente venute meno.
Ho letto l’articolo di Giornalismo Partecipativo e devo dire che mi aveva lasciata piuttosto perplessa. Ho seguito con molta attenzione tutta la vicenda di Hillary perché è una donna che ammiro molto e non avevo avuto sentore di alcun segreto. Mi ha invece molto scandalizzato il tentativo dei repubblicani di far credere che la malattia fosse tutta una messa in scena. Chissà dove Carotenuto è andato a pescare la notizia dell’occultamento.
Non ti angosciare, Ratouelle. La risposta e’ semplicissima. Gennaro Carotenuto non ha pescato nulla. Si e’ invetato tutto. Lo fa spesso.