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A chi il Natale? A noi

La destra cristiana si mobilita per salvare una festa religiosa minacciata dalla “jihad laica”

 

13 dicembre 2005

di Massimo Cavallini

 

Già nel profondo della notte del 2 di novembre, quando a tutti fu chiaro che proprio la carica della cavalleria cristiana, scesa in campo sotto le bandiere dei “valori morali”, aveva spostato a favore di George W. Bush gli esiti della battaglia per la presidenza degli Stati Uniti d’America, molti si chiesero in che modo la destra religiosa avrebbe successivamente presentato, alla Casa Bianca ed all’intera Nazione, il conto di quel decisivo attacco. O meglio: molti si chiesero verso quale altro obiettivo – ora che la vittoria del “candidato di Dio” era stata assicurata – si sarebbe lanciata quella poderosa armata ormai conscia della propria determinante forza e, con tutta evidenza, ansiosa di nuove conquiste. Qualche analista aveva ipotizzato un’immediata “campagna globale contro l’aborto”. Altri avevano previsto una “lunga marcia attraverso le istituzioni”, Stato per Stato, al fine di sbarrare per sempre la strada a qualunque ipotesi di matrimonio gay, magari ripristinando (o difendendole dove ancora esistono) le leggi che puniscono penalmente la sodomia. E tutti i politologi “inside the Belt” – quelli che vivono nel cuore politico di Washington D.C. – avevano puntato gli occhi sui palazzi di governo, per vedere quanti “uomini di fede” sarebbero entrati (ed in che posti) nella nuova-vecchia Amministrazione. Nessuno aveva immaginato che il primo cimento sarebbe stato, in realtà, di natura eminentemente difensiva. E che avrebbe avuto per oggetto il Natale. O, più esattamente: la difesa d’una festa simbolo della cristianità, la cui stessa esistenza – questa la motivazione del conflitto – è oggi minacciata dalla “guerra” che la “cultura secolare” ha dichiarato al fine di distruggere, non solo il Natale, ma le stesse radici “giudaico-cristiane” della Nazione americana.

 

Uno scherzo? Una riedizione in chiave satirica del celebre “The Grinch Who Stole the Christmas” del dottor Seuss (qualche anno fa diventato un film con Jim Carrey)? No, perché proprio questo, “Sta per morire il Natale?”, è ciò che, su WorldNetDaily (una molto frequentata e cristianissima pagina web), s’è in tutta serWorldNetDaily: The impending death of Christmas?ietà chiesto – in un paio di articoli che hanno alquanto riscaldato l’animo della truppa – uno dei leader storici dell’America credente: quel reverendo Jerry Falwell che alla fine degli anni ’60, regnante Nixon, aveva inventato – contrapponendola al rumore delle proteste di piazza – la “maggioranza silenziosa”. E, soprattutto perché proprio questo – e non solo per ovvi motivi stagionali – è ultimamente divenuto l’ossessivo grido di battaglia d’una serie di grandi “opinion makers” dell’America conservatrice. Su tutti: il ben noto Bill O’Reilly, visibilissimo uomo di punta della catena televisiva Fox News, il quale da tempo non perde occasione per denunciare, in ciascuno dei suoi molti programmi televisivi e radiofonici, la presenza d’una “jihad anti-natalizia”, favorita dal silenzio (e talora dalla complicità) dei grandi mezzi d’informazione (con la sola esclusione, ovviamente, di Fox e di tutte le altre province dell’impero mediatico di Rupert Murdoch). “Chi, in questo paese, alzerà la sua voce in difesa del Natale? – ha detto giorni fa O’Reilly, con enfasi savonaroliana, nel corso del suo “O’Reilly No Spin Zone” –; lo farà forse Peter Jennings (l’anchorman della rete Abc n.d.r.)? Lo farà Brian Williams (Nbc)? Lo farà Dan Rather (Cbs)? No, nessuno lo farà, Nessuno, tranne Bill O’Reilly…Perché qualcuno deve pur far fronte alla minoranza arrogante che, impaurita dal messaggio di Cristo, in modo vizioso e disonesto tenta di soffocare la volontà dei più…

 

Ma che cosa – quali fatti atroci – hanno spinto il popolarissimo giornalista a combattere, contro venti e maree, all’interno di media dominati dai “secolaristi”, questa battaglia condotta nel nome della maggioranza cristiana eppur tanto solitaria? Le cronache – quelle che Falwell, O’Reilly e tutti gli altri quotidianamente citano – non offrono, a prima vista, grandi ragioni di scandalo. Ma tanto basta – come sottolinea in un commento sul New York Times il columnist Frank Rich – per creare quel senso di martirio, d’assedio (“Natale è sotto assedio” è la frase che, con più frequenza viene ripetuta), di persecuzione e di sopruso che è, da sempre, la base d’ogni vera crociata. E che, nell’anno della sanguinolenta “Passione” di Mel Gibson (370 milioni di dollari al botteghino) trova, ovunque, un fertilissimo terreno (e, a tal proposito: dopo la battaglia contro la “jihad anti-natalizia” occorre prepararsi a quella contro l’establishment “ebreo-secolare” di Hollywood, che si dà per scontato non assegnerà alcun Oscar al film del regista australiano).

 

Proviamo a vedere. Il fatto più importante – la vera pietra dello scandalo – è quello che viene, da O’Reilly e dagli altri crociati del Bambin Gesù, descritto come il “divieto di rappresentazione”, in una scuola pubblica di Kirkland, nello Stato di Washington, d’una versione teatrale della celeberrima “A Christmas Carol” di Charles Dickens, per il fatto che i suoi “contenuti cristiani” sarebbero, secondo il preside, in contrasto con il principio della separazione tra Chiesa e Stato. La notizia è poi – prevedibilmente – risultata falsa, essendo stata la recita cancellata per la sola ragione che i suoi organizzatori pretendevano il pagamento d’un biglietto, contro un regolamento interno che tassativamente proibisce qualsivoglia tipo di vendita all’interno dell’edificio scolastico. Ma, sparita la notizia, l’oltraggio cristiano è rimasto. Così come è rimasta l’offesa per un’altra storia altrettanto ampliamente circolata ed altrettanto fasulla: quella secondo la quale i grandi magazzini Macy’s avrebbero quest’anno proibito (ai commessi ed anche ai clienti) l’uso dell’espressione “Merry Christmas”, buon Natale (va da sé che Macy’s non ha proibito assolutamente nulla. Tutto quello che ha fatto è stato cambiare con un “Happy Holidays” la scritta luminosa “Merry Christmas” che, all’esterno, tradizionalmente accoglie la clientela). Altro “orrore”, proveniente, anch’esso dal mondo del commercio al dettaglio. La catena Target ha quest’anno negato all’Esercito della Salvezza il permesso di raccogliere fondi natalizi all’esterno dei suoi magazzini, infliggendo – parole di O’Reilly – un “grave danno finanziario a questa cristianissima organizzazione” (ed a molte altre organizzazioni cristiane e non cristiane, visto che la proibizione – equanimamente decisa a fronte di un troppo alto numero di richieste – è di carattere generale). Seguono generiche (vale a dire: non corredate di indirizzi e di nomi) indicazioni di scuole o pubblici uffici nei quali sarebbero state vietate canzoni natalizie che, come “Silent Night”, contengono espliciti riferimenti al Redentore.

 

Nulla, come si vede, rammenta – sia pur da lontano – i tempi delle catacombe e dei leoni del Colosseo. Ed anche il linguaggio dei nuovi martiri, per la verità, ben poco rieccheggia il messaggio di fratellanza e di pace dei primi cristiani. Come ben testimoniano i termini con i quali Bill O’Reilly usa qualificare i nemici del Natale: gentaglia senza Dio (“bad godless forces”), viscide creature (“creeps’), la banda dei secolari (“the secular bunch”), estremisti, criminali pronti a sottrarre Cristo al Natale di Cristo (“take Christ out of Christmas”). L’indiscusso numero uno di Fox News – che è, a sua volta, per numero di ascoltatori, la numero uno delle reti “tutte notizie” – ha, del resto, ottime ragioni per presentare se stesso come punta di diamante d’una campagna in difesa dell’etica cristiana. Non più di qualche settimana fa una produttrice sua dipendente l’aveva accusato di “molestie sessuali” che, prevalentemente praticate via telefono, si concentravano su fantasie erotiche decisamente laiche. Anzi, decisamente “cochon” come si direbbe in una lingua della vecchia Europa che O’Reilly ovviamente detesta. E lui – dopo aver definito “politicamente motivate” quelle accuse (si badi bene: politicamente motivate, non false) aveva replicato con una querela per estorsione, solennemente promettendo ai suoi ascoltatori che sarebbe “andato fino in fondo”. S’è invece fermato a metà strada. Ovvero: ha raggiunto con la sua accusatrice un accordo finanziario extragiudiziale – si dice dopo aver constatato che le sue telefonate erano state registrate – i cui contenuti (la cui somma) sono stati mantenuti segreti. E sulla vicenda è calato il silenzio (come d’altronde sempre accade quando, sugli scandali di matrice sessuale tacciono i media controllati da Rupert Murdoch). Sicché O’Reilly è ora libero di proseguire, senza ulteriori distrazioni, nella sua battaglia. Cominciando con la promozione – in queste ore vigorosamente in corso in ogni angolo degli Stati Uniti – di un suo libro per bambini (”Bill O’Reilly for Kids”), interamente (e cristianamente) dedicato ai “valori morali” che hanno fatto grande l’America.

 

Gli osservatori politici non hanno dubbi: per quanto apparentemente bizzarro, questo contrattacco contro un nemico che non esiste è, in realtà, cosa seria, E, a dispetto della sua natura difensiva, non è, a conti fatti, che il primo assaggio d’una guerra d’aggressione: quella che – con tutte le implicazioni del caso – punta ad una “ri-cristianizzazione” dell’America. Si può esserne certi: con George W. Bush alla Casa Bianca e con Bill O’Reilly alla testa della crociata per la riconquista del Santo Natale, l’America ne vedrà presto delle belle…

 

 

 

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