Raramente, nel firmare i suoi scritti – tutti puntualmente ripresi, in molti parti del pianeta, dai siti filocastristi spontanei e da quelli che la “Seguridad” cubana organizza in proprio – il professor Salim Lamrani tralascia di far tintinnare come medaglie al merito i suoi non moltissimi, ma certo molto roboanti titoli accademici. Ed il suo ultimo lavoro non fa eccezione: “…laureato in studi iberici e latinoamericani alla Sorbona IV di Parigi, professore titolare della università di La Réunion (splendida isola ad est del Madagascar ed uno degli ultimi ridotti del colonialismo francese n.d.r.), nonché “giornalista ed esperto di relazioni tra Stati Uniti e Cuba”, tema al quale – ci tiene a far sapere il Lamrani – egli ha dedicato il suo ultimo libro: “Etat de siège. Les sanctions économiques des Etats-Unis contre Cuba”.
Chapeau!, verrebbe da dire. Non fosse per il fatto che, a giudicare dai contenuti di quest’ultimo e di altri articoli diffusi da Lamrani negli ultimi due o tre anni, il vero mestiere del professore sembra in effetti essere, non quello del dotto analista, bensì quello, non troppo accademico, del cacciatore. O, più esattamente: d’uno di quei cacciatori che usano tallonare le loro prede – anzi, quasi sempre un’unica preda – non per mestiere (o per piacere), ma spinti da un’ossessione che, per qualche ragione, identificano con il proprio destino. Nulla nella prosa e nei comportamenti di Lamrani rammenta ovviamente, sia pur in modo vago, l’epica grandiosità della saga melvilliana del Pequod. Ed è certo che, contrariamente all’Ahab di “Moby Dick”, il professore sembra essere molto più un personaggio da commedia (o da farsa) che da tragedia. Anche Lamrani ha tuttavia, come Ahab, un’incubo, una maledizione, una “balena bianca” da ricorrere. E non v’è dubbio che vi sia, in questo suo paranoico inseguimento, qualcosa, se non di tragico, certamente di penoso. O di patetico. O, ancor più precisamente, di meschino.
[quote float=”right”] Anche Lamrani ha tuttavia, come Ahab, un’incubo, una maledizione, una “balena bianca” da ricorrere…[/quote] La balena bianca di Salim Lamrani si chiama, naturalmente, Yoani Sánchez. Il professore la insegue ovunque, incurante non tanto del pericolo (che non ne corre evidentemente alcuno), quanto del ridicolo. Tempo fa il professore aveva pubblicato – tra gli scroscianti applausi dei fedeli del culto – quella che, da lui medesimo definita una “intervista” rivelatrice, in realtà non rivelava che una piuttosto prevedibile verita. Yoani non è castrista quanto Lamrani. Più esattamente: l’intervista – la cui atenticità è stata negata da Yoani e da Lamrani confermata sulla base d’una registrazione che non ha mai mostrato – non era a conti fatti che una sorta di grottesco esame di correttezza politica in chiave fidelista (esame che, non sorprendentemente, è poi terminato con una bocciatura piena dell’interrogata). Poco più tardi, arpone alla mano, Lamrani aveva creduto di sorprendere la satanica Yoani Dick tra i flutti del gran mare di Twitter. Ed esaminando i numeri del suo (o dei suoi) account, s’era convinto d’aver infine trovato la prova aritmetica della cosmica cospirazione anticastrista di cui la “bloguera” – spedita dalla Cia a Cuba dalla Svizzera, così come i servizi segreti del cadente impero asburgico fecero con Lenin – non è che la punta di diamante.
Ed ora l’ultimo, splendido tocco (un lancio d’arpone degno, per maestria del cannibale Queequeg), Salim Lamrani fa i conti in tasca a Yoani e scopre che – grazie alla recente nomina d’incaricata cubana per la SIP ed agli [quote float=”left”]L’unica cosa che il baleniere Lamrani sembra incapace di vedere è l’unica che spiega davvero il “fenomeno Yoani”[/quote] articoli per El País e altri organi della sovversione internazionale – la sua diabolica preda è straordinariamente ricca. Ricca al punto (il suo patrimonio ammonta a 250.000 dollari, afferma Lamrani senza prendersi la briga di spiegare come sia arrivato a questo cifra) da potersi permettere spese (Lamrani molto seriosamente offre al lettore una lunga lista dei possibili oggetti d’un ipotetico “shopping” della Sánchez) negate agli altri cubani. Nulla sfuggire all’acuta vista del baleniere Lamrani. L’unica cosa che il professore – perduto nelle nebbie della sua fede castrista – sembra incapace di vedere è la più ovvia e visibile. Vale a dire: l’assenza (un’assenza totale) di libertà d’espressione a Cuba. Lamrani sembra non re ndersene conto, ma, senza questa realtà di base – vere o false che siano le cifre e le conclusioni che ci propina – il fenomeno Yoani Sánchez, semplicemente, non potrebbe esistere. Il che ci dice come le summenzionate cifre e le conclusioni del docente di La Réunion non vadano misurate sul metro del vero o del falso, ma su quello dell’intelligente e dello stupido. Nel descrivere la ricchezza della Sánchez, oltretutto, Lamrani non fa – sempre a proosito di intelligente e di stupido -che mettere incosapevolmenteil dito (o l’arpone) in una vecchia piaga in suppurazione del socialismo cubano: lo stato di “apartheid” che separa chi dispone di dollari da chi dollari non ha….
A ciascuno di voi l’ardua sentenza. Ecco qui di seguito, in ordine cronologico, i più importanti articoli della “Yoaneide” lamraniana.
Conversaciones con la bloguera cubana Yoani Sánchez
¿Quién está detrás de Yoani Sánchez?
“La Dolce Vita” de Yoani Sánchez
Come faccio per iscrivermi all’universita di La reunion? Delle lezioni di Lamrani non mi imprta un tubo, ma vivere da quelle parti dev’essere meraviglioso