La nazionale cubana di calcio – espressione d’un paese dove è da sempre il baseball a farla da padrone – non è mai stata fortissima. Ma già nel 1986, anno del mondiale del Messico e della prima visita all’isola di Diego Armando Maradona, gran trionfatore del torneo con la selección argentina, Fidel Castro aveva – a dispetto di questa avversa tradizione – posto il paese di fronte ad una nuova e fondamentale tarea: ragiungere – in linea con una tradizione che vede Cuba eccellere, ben al di sopra della media latinoamericana o caribeña, in pressoché tutti gli sport – livelli calcistici degni di una “super potencia futbolistica”. A distanza di un quarto di secolo, ormai, da quel solenne proclama, tuttavia, ben difficilmente i risultati potrebbero essere definiti esaltanti. Nella ultima “Copa de Oro”, giocata negli Stati Uniti, la nazionale cubana è stata eliminata dopo tre sconfitte consecutive, che l’anno vista subire 16 goal e marcarne soltanto uno. Costarica-Cuba 5-0, Messico-Cuba 5-0, Salvador-Cuba 6-1. Il tutto coronato – poiché, come noto, le disgrazie non vengono mai sole – dalla defezione di uno dei titolari della squadra, l’attaccante Yosniel Mesa.
Il Granma, organo del PCC, non ha esitato a definire “bochornosa”, vergognosa, l’esibizione. E ne ha anche individuato la causa principale: l’incapacità di trasformare la grande popolarità di questo sport – l’ultimo campionato mondiale in Sudafrica è stato seguito da migliaia di fans riuniti in sale cinematografiche che trasmettevano le partite su schermi giganti – in ansia di partecipazione e di gioco. O, come afferma il quotidiano “in un’opzione fisica, formatrice e ricreativa”.
Come uscirne? Secondo Oscar Sánchez Serra, autore dell’articolo, quello che occorre è, a questo punto, una “formula socialista di organizzazione”. Laddove per “formula socialista” s’intende qualcosa di intrisecamente saggio – essenzialmente: una via per far sì che i cubani comincino a praticare il calcio ed a prender condidenza con la palla fin da bambini – che, con il socialismo, ha tuttavia un rapporto quantomeno vago. Pronta la replica di “radio-bemba” (la vox-populi che, trasmessa di bocca in bocca -bemba significa “labbrone”- mette alla berlina i potenti): vuoi vedere che adesso mettono anche i goal nella “libreta” di razionamento?
Ecco, in ogni caso, l’originale dell’articolo.