Lo hanno assassinato. E l’hanno fatto seguendo lo stesso canovaccio che ha accompagnato le più turpi pratiche delle dittature latinoamericane. Lo hanno assassinato e – con la feroce stupidità di tutte le dittature – hanno creato un martire. Óscar Pérez era l’ex poliziotto – ed ex attore – che mesi fa si era impadronito di un elicottero della polizia ed aveva sorvolato Caracas sbandierato uno striscione con il numero “350”. Ovvero: con il numero dell’articolo della Costituzione bolivariana che sancisce il diritto alla ribellione di fronte ad un governo che si fa dittatura. Era uno strano personaggio, Òscar Pérez: mezzo Rambo e mezzo Primula Rossa, esaltato come un eroe da alcuni e da molti considerato un avventuriero o, peggio, un provocatore al servizio del governo che diceva di voler combattere. Lo scorso 16 gennaio, Pérez è stato circondato in una capanna di El Junquito, nella periferia di Caracas ed ucciso, insieme ad altri otto compagni (tra cui una donna), nonostante avesse offerto d’arrendersi.