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Ortega, triste ascesa d’un tiranno piccolo piccolo

Dove nasce e come nasce il piccolo ma feroce despota che, domani, vincerà in Nicaragua elezioni fatte su misura?

Come e quando quello che fu uno dei comandanti della rivoluzione che nel ’79, sconfisse la dinastica tirannia dei Somoza, s’è trasfigugarato nella replica triste del dittatore che aveva combattuto

“Questa domenica Daniel Ortega garantirà a se stesso, con una elezione farsa, il suo quarto periodo consecutivo di governo. Lo farà nonostante sia stato accusato di crimini contro l’umanità, e nonostante registri, di questi tempi, i peggiori indici di popolarità della sua storia politica. Il più recente sondaggio di Cid Gallup ha stabilito che, in un processo elettorale non fraudolento, avrebbe perso contro tutti i sette oppositori che hanno manifestato il desiderio di competere per la presidenza. Un problema, questo, che, notoriamente, Ortega ha da par suo risolto, mettendoli, tutti e sette, in prigione….”.

Così comincia, su El País, l’articolo con il quale Fabián Medina, ripercorre la strada lungo la quale quello che, in altri tempi, fu un presidente ed un leader rivoluzionario è diventato, in compagnia della moglie e “co-presidenta” Rosario Murillo, uno dei più squallidi e compiuti tiranni d’un continente, l’America Latina, che pure, in materia di squallide e compiute tirannie, già vanta una lunga e triste storia.

Di Daniel Ortega, scrive Medina, si è detto che era il più grigio ed insignificante dei nove comandanti della rivoluzione che guidava quell’orda giubilante che scaricava le sue mitragliatrici in aria il 20 luglio 1979. Lo ha detto Sergio Ramirez Mercado, che lo conobbe in esilio in Costa Rica e, già al potere, lo accompagnò come suo vicepresidente. Lo disse anche Mosè Hassan, ex guerrigliero e compagno di Ortega nella giunta dei primi anni rivoluzionari. “Era apocado” (apocado come, per l’appunto, “insignificante”, “smarrito”). Così lo descrive Ramirez.

“La sua mancanza di scrupoli l‘ha portato dove si trova”, dice anche di Ortega un vecchio comandante della rivoluzione degli anni ottanta in Nicaragua che chiede di non essere nominato per nome. Poche persone rischiano il loro nome e la loro faccia per esprimere la loro opinione in Nicaragua in questo momento. Qualsiasi parola che irriti Daniel Ortega o sua moglie, Rosario Murillo, può portare lo sfortunato a finire in prigione, perseguitato o esiliato. Non importa che sia un anziano o un vecchio compagno di armi. “È così”, ripete, “la mancanza di scrupoli”.

Come ha fatto Daniel Ortega ad essere il tiranno che è? Circa dieci anni fa mi sono fatto una domanda simile. In quel momento, nonostante Ortega fosse un personaggio onnipresente in Nicaragua e avesse in mano la fortuna di più di sei milioni di nicaraguensi, mi resi conto che era anche un perfetto sconosciuto. Fino al suo ritorno al potere nel 2007, nonostante questa fosse la sua quinta campagna elettorale e fosse già stato presidente della Repubblica, Ortega era una grande pagina bianca pronta a scrivere la sua storia. L’opacità del suo passato sembrava intenzionale. Si cominciava già a scrivere una storia a suo piacimento. Si presentava a capo di fronti di guerra dove non era mai stato, a capo di operativi ai quali non aveva partecipato e si parlava di lui come del grande leader che nessuno conosceva….

Leggi l’intero articolo, in spagnolo, su El País

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