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Friday, November 22, 2024
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Lettera a un “dictatorzuelo”

Giunto ormai sulla soglia del diciottesimo anno di governo ‘chavista’, il Venezuela si spegne. Si spegne nel più letterale senso del termine perché – causa un perverso combinarsi d’inettitudine, di corruzione e di avverse condizioni climaticheil paese non riesce a produrre che una frazione dell’elettricità di cui ha bisogno. Si spegne economicamente e socialmente perché manca la luce nelle case e nelle fabbriche (molte già ferme da tempo per mancanza di materia prima), perché i negozi sono vuoti e perché l’inflazione divora ogni ricchezza. Si spegne burocraticamente perché, per decreto presidenziale, da oltre tre settimane tutti gli uffici pubblici non funzionano che due giorni alla settimana. E si spegne democraticamente (o forse già si è spenta) perché il governo chavista – inefficiente, fanfarone, arrogante ed al tempo stesso impaurito – resta abbarbicato ad uno status quo che preclude ogni possibile via d’uscita negoziata (o, nel caso specifico, elettorale) da questo, ogni giorno più tenebroso, stato di cose.

Avrò modo di tornare, nei prossimi post, tanto sulle vicende che hanno accompagnato, nelle ultime settimane, il vano tentativo di convocare (come espressamente previsto dalla Costituzione) il cosiddetto ‘referendum revocatorio’ (che obbligherebbe Maduro a rinunciare alla presidenza), quanto sulle tragicomiche decisioni con le quali quello che va sotto il nome di Tribunal Supremo de Justicia, ma che di fatto altro non è che l’ufficio legale della presidenza, ha fin qui impedito – dopo le elezioni che, lo scorso 6 di dicembre, hanno dato all’opposizione la maggioranza assoluta dei seggi – il funzionamento della Asamblea Nacional.

Credo però sia utile cominciare a raccontare questa brutta storia dal suo ultimo e bruttissimo capitolo. Quello dell’accusa di ‘tradimento’ – accompagnata dalla più classica ed abusata delle sue gemelle, quella d’essere un agente della Cia – che ieri il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, ha lanciato a reti unificate contro il segretario della Organizazione degli Stati Americani, l’uruguayano Luis Almagro, già ministro degli Esteri sotto la presidenza di Pepe Mujica, reo d’aver accettato di considerare, su richiesta dell’opposizione venezuelana, l’ipotesi d’una applicazione al Venezuela della cosiddetta ‘carta democratica’. Ovvero: dei provvedimenti riservati agli Stati membri che al proprio interno cessano di rispettare le regole della democrazia.

Nicolás Maduro aveva convocato la sua conferenza stampa – trasmessa per l’appunto in ‘cadena nacional’ – fondamentalmente per tre motivi:
1) annunciare lo stato d’emergenza da lui appena proclamato (contro la costituzione, ma questo lo vedremo in altra occasione);
2) comunicare che il referendum revocatorio convocato dall’opposizione (e previsto dalla Costituzione) non si farà;
3) infine, far sapere al mondo che la Asamblea Nacional, eletta sei mesi fa dal popolo sovrano, ha di fatto i giorni contati. Testualmente: “L’Assemblea Nazionale ha perso vigenza politica. È questione di tempo perché scompaia“.

Questo breve elenco di crimini contro lo Stato di diritto era stato però da lui arricchito con molte altre considerazioni sulle forze ed i personaggi che oggi, a suo dire, vanno, nel nome dell’impero, cospirando contro il suo governo. Ed uno speciale capitolo – speciale per i contenuti e speciale per il tono, molto più appropriato per un capo cosca che per un capo di Stato – era stato da lui dedicato proprio al segretario dell’Osa. Ecco le parole di Maduro: ‘Almagro, a questo signore neppure lo ignoro (sic). Almagro, arrenditi! È un traditore da tempo e io l’ho detto a Mujica. È stata una giocata maestra della Cia con un suo agente, Almagro. Io conosco i suoi segreti e al momento opportuno li rivelerò. Morirai (te secarás), Almagro. Sei morto (estás seco, parole accompagnate da un molto eloquente segno di croce)…”.

Ed ecco la risposta che Luis Almagro ha affidato ad una lettera aperta (qui per il testo integrale in spagnolo). Commentarla non è necessario, tanto evidente è la differenza che, in termini di contenuti e di personale dignità, risalta dal confronto tra questo documento e le parole, oscillanti tra il mafioso ed il pagliaccesco, pronunciate dal presidente venezuelano. “Presidente Maduro, non sono un agente della Cia. E, per quanto ripetuta mille volte, questa menzogna mai diventerà verità. Vale comunque la pena metterlo in chiaro, anche se significa smentire l’assurdo. La mia coscienza è pulita e la mia condotta anche di più. E non c’è minaccia che mi possa spingere a rinunciare a nessuna delle due. Non sono un traditore né di idee, né di principi, e questo implica che non lo sono della mia gente, di quanti si sentono rappresentati dai principi di libertà, onestà, decenza, probità pubblica (sì, quella di quanti entrano poveri e poveri escono dal potere), democrazia e diritti umani. Però tu sì lo sei, tu tradisci il tuo popolo e la tua supposta ideologia con diatribe senza contenuto, sei un traditore della morale della politica con le tue menzogne, e tradisci il principio più sacro della politica, la sottomissione allo scrutinio del tuo popolo

Devi restituire giustizia al tuo popolo in tutta la dimensione della parola (compreso il trovare i veri assassini dei 43 – il riferimento è qui alle persone morte durante i disordini del 2014, ndr – e non quelli che oggi sono in carcere per le loro idee… Devi restituire alle loro famiglie i prigionieri politici. Devi restituire all’Assemblea nazionale i suoi poteri, perché questi emanano dal popolo… Che nessuno commetta il delitto di organizzare un colpo di Stato contro di te, anche tu, però, non devi organizzare colpi di Stato a tuo favore. È un tuo dovere. Tenere il referendum revocatorio durante il 2016 è un imperativo di pubblica decenza, perché quando la politica si polarizza la decisione deve tornare al popolo, questo è quello che dice la tua Costituzione. Negare questo potere al popolo ti trasforma in un altro dictatorzuelo, come i tanti che hanno infestato il continente. So che ti danno fastidio la Osa ed il mio lavoro… ma mi dispiace informarti che non mi piego né mi lascio intimidire…”.

Che dire? Bravo Almagro. Tornerò presto sul tema.

 

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