“L’alta drammaticità è sempre stata un pilastro della politica argentina”, scrive Frida Ghitis sulla World Policy Review in un ampio servizio sulla crisi che paralizza il governo peronista argentino, dopo la pesante sconfitta nella PASO (Primarias Abiertas Simultaneas y Obligatoria). E questo è quel che offre l’ultima delle soap opera un’accesa battaglia tra il Presidente Alberto Fernandez e la Vice Presidente Cristina Fernandez de Kirchner, esplosa in piena vista sui social media.
Come ricorderete, scrive la Ghitis, Cristina Fernandez, ex presidente e portabandiera dell’ala militante di sinistra del movimento politico peronista, ha scioccato il paese due anni fa: invece di candidarsi direttamente alla presidenza, ha annunciato che si sarebbe candidata alla vicepresidenza, scegliendo il moderato Alberto Fernandez-no relazione-a capo del “ticket” elettorale. Una mossa sorprendente ed audace – geniale l’hanno a suo tempo definita i più accesi sostenitori di Cristina “che ha permesso ad un monimento Peronista profondamente diviso – rammenta l’autrice dell’articolo – di unire le forze e vincere la presidenza, nel contempo aiutando (cosa questa di tutt’altro che secondaria importanza) Cristina a rimanere fuori di prigione. La ex presidente affronta infatti molteplici cause penali derivanti da accuse di corruzione. Anche se, va da sé lei nega ogni atto illecito.
Scelto in circostanze così insolite, Alberto, che fu capo di gabinetto del defunto marito di Cristina, Nestor Kirchner, quando era presidente, fu fin dall’inizio perseguitato dal sospetto che Cristina fosse il vero potere dietro il trono. Ma mai prima d’ora la questione non era stata messa alla prova così apertamente. Unito, il partito doveva essere invincibile alle urne, anche se le tensioni tra i due Fernandez non erano, specie in alto loco, certo un segreto. Ma poi è arrivata la pandemia, peggiorando i problemi economici.
Le tensioni hanno cominciato a ribollire sopra immediatamente dopo il voto del 12 di settembre. Le primarie, in questo caso per scegliere i candidati per le elezioni legislative di novembre, sono viste come un’anteprima dell’evento principale. Per il partito al governo, il PASO si prospettava come il preludio di uno spettacolo dell’orrore. Per l’opposizione, ha preannunciato inaspettatamente buone notizie nel mese di novembre. E cosi e’ stato.
Cristina affonda la lama….
Il conteggio dei voti e’ stato il peggiore di sempre per un blocco peronista unito. I suoi candidati hanno perduto – spesso molto pesantemente – in 18 dei 24 distretti del paese, tra cui la provincia di Buenos Aires. L’opposizione di centro-destra ha goduto di un aumento nel sostegno, segnando la sua migliore prestazione primaria, battendo il partito di governo, su scala nazionale, per circa 9 punti percentuali. I Peronisti ora si preparano ad una sconfitta schiacciante nelle elezioni legislative a venire, con la possibile perdita della maggioranza al Senato. Con Alberto indebolito, Cristina ha fatto la sua mossa. Il giorno dopo le primarie, ha chiesto che il presidente rimuovesse i membri chiave del suo gabinetto, ulteriormente spostando a suo vantaggio gli equilibri interni . I suoi lealisti nel Gabinetto si sono dimessi, aumentando la pressione. Alberto ha respinto le richieste in una drammatica presa posizione pubblica sui social media. E, in un lungo thread su Twitter, ha dichiarato di essere colui che prende le decisioni, rifiutando, senza fare nomi, ciò che ha descritto come la pomposità e l’arroganza di Cristina. In sostanza, stava dicendo a Cristina che lui è il presidente, non lei.
Il vice presidente ha, a questo punto pubblicato una lettera aperta online e l’ha poi distribuita su piattaforme di social media a milioni di suoi follower, diffondendosi in grande dettaglio sulle relazioni e le differenze politiche tra lei e Alberto. Ha affermato di aver esortato il presidente a prendere una strada economica diversa durante la pandemia, ha dato la colpa a lui per la “catastrofe politica” delle primarie, e ha spiegato le sue richieste di cambiamenti nel Gabinetto. Ha nominato, tra gli altri, Gov. Juan Manzur della provincia di Tucuman come sua scelta per il capo di gabinetto, e ha criticato il portavoce presidenziale, Juan Pablo Biondi, accusandolo di ridurre la sinistra nel suo lavoro con i media.
Poi ha immerso il coltello, ricordando ad Alberto che ha il suo lavoro grazie a lei.
Anche per un paese come l’Argentina, dove la politica e il dramma vanno spesso di pari passo, questa è stata una crisi senza precedenti: un governo in guerra con se stesso. Ma non era solo una questione di personalità e feudi. La posta in gioco per milioni di argentini, che rimasero ancorati agli scontri pubblici, era la futura competenza del governo, la sua capacità di attraversare l’ennesimo schiacciante declino economico e affrontare l’ennesimo carico di debito di proporzioni insostenibili.
In poco tempo, e almeno per ora, Cristina sembrò emergere vittoriosa nel tiro alla fune politico. Il presidente ha riorganizzato il suo gabinetto, e alcune delle sue richieste chiave sono state soddisfatte. Manzur fu nominato capo di gabinetto, e molti dei più stretti alleati del presidente dovettero lasciare il gabinetto. Biondi si era già dimessa poche ore dopo la pubblicazione di Cristina della sua lettera aperta…..
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