Barack Obama userà, nei tre anni di presidenza che gli restano, tutto il suo “potere esecutivo” – ovvero tutte le possibilità di legiferare per decreto – al fine d’aggirare l’ormai catalettico stato di politica immobilità nel quale è caduto un Congresso diviso. Primo passo: l’aumento a 10,10 dollari del salario minimo per i dipendenti federali. Nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione, Obama ha individuato nell’aumento delle diseguaglianze economiche e nella paralisi della mobilità sociale – vero motore del “sogno americano” – il più grave e strategico tra i problemi che il Paese deve affrontare. E si è detto deciso ad agire a dispetto del “gridlock” congressuale. Una giusta scelta. Ma anche una scelta che –come sottolinea un editoriale del New York Times dal molto significativo titolo “The Diminished State of the Union” – deve fare i conti con i limiti del potere esecutivo.
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