Dopo diversi giorni di proteste e scontri in tutto il Paese – con epicentro nel dipartimento di Santa Cruz – il governo boliviano ha deciso di ritirare la molto controversa “Ley contra la legitimación de Ganancias ilícitas” recentemente approvata dalla Asamblea Legislativa Plurinacional. E questo al fine – ha spiegato il ministro alla Presidenza, María Nela Prada – di evitare divisioni e confronti violenti. “Stiamo ascoltando il popolo boliviano, le sue preoccupazioni, i suoi timori su questo disegno di legge – ha detto Prada -. E, per questo, abbiamo deciso di ritirare il disegno di legge. Di questo volevamo informare il popolo boliviano, per non provocare scontri tra boliviani e boliviani, per non portare alla destabilizzazione, per non dar luogo alla violenza, per dar luogo al confronto“.
Ma per quale ragione una legge tesa a combattere il lavaggio di denaro sporco – obiettivo, almeno a parole, condiviso da tutte le forze politiche – aveva creato un tale clima di tensione in tutto il paese?
L’opposizione boliviana – rileva un articolo di Infobae – aveva criticato il fatto che con questo disegno di legge si fossero assegnati “poteri straordinari” all’Unità di Indagini Finanziarie (UIF), alla Procura, al Ministero di Giustizia. Poteri che potevano essere usati contro la libertà di espressione. Ed il governo boliviano aveva, da parte sua, replicato accusando l’opposizione di mentire sulle implicazioni del progetto, rimarcandone, al contrario, la capacità di impedire il riciclaggio di denaro e il profitto attraverso l’uso di mercati illeciti in alcuni settori, come trasportatori, commercianti, e – cosa questa in effetti piuttosto sospetta – anche giornalisti. Molti avvocati costituzionalisti avevano, a loro volta, sottolineato come, secondo il testo proposto, i beni di tutti i cittadini finissero automaticamente sotto sospetto, in contraddizione con la “presunzione di innocenza” che dovrebbe sempre prevalere.
Tra le osservazioni formulate dall’opposizione vi è, anche, il divieto di evocare la riservatezza, il segreto o la difesa della privacy quando l’UIF richiede informazioni che riguardano l’organizzazione giornalistica, che ha anche respinto la norma. E la Confederazione degli Imprenditori Privati della Bolivia (CEPB) ha espresso in un comunicato la sua “profonda preoccupazione” per alcuni articoli che “riguardano diritti e garanzie costituzionali” sottolineando la “ambiguità di alcuni articoli che lasciano indifesi gli imprenditori e i cittadini che hanno creato la loro ricchezza con onestà”……
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