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Tuesday, December 3, 2024

Hombrenuevenstein

Sullo sfondo di un’Avana spettrale, due giovani orfani, David ed Elena, disperatamente cercano i loro genitori scomparsi…Così, riecheggiando i vecchi, cari “prossimamente su questi schermi” dei colossal hollywoodiani (quelli che si preannunciavano “in tutto lo splendore del Technicolor”) potrebbe aprirsi il trailer di “Corazón azul”, cuore blu, l’ultimo film di Miguel Coyula, riconosciuto “enfant terrible” del cinema cubano (già autore di “Memorias del desarrollo” e “Nadie”). Potrebbe e l’effetto non sarebbe, per contrasto, nient’affatto male. Perché, contrariamente ai suddetti colossal, Corazón Azul è, in realta, una complicata, a tratti addirittura allucinata e caotica metafora, tanto del famoso “hombre nuevo” a suo tempo idealizzato dalla rivoluzione guidata da Fidel Castro – e qui riproposto come esperimento genetico finito male – quanto, ovviamente della triste parabola della rivoluzione medesima.

In una recensione per Verdict clicca qui per leggere la versione originale in inglesePatricia Boero così lo definisce: “Un film complesso, criptico, avvincente che, senza compromessi, ci spinge a decifrare le immagini surreali che…ritraggono una Cuba decadente e tenebrosa, determinata a plasmare giovani menti attraverso esperimenti di ingegneria genetica”.

Nel film, scrive Patricia Boero, non manca una “irriverente riproposizione” delle più sacre icone rivoluzionarie (Fidel Castro che si rivolge alle masse, la foto di Korda di Che Guevara), nonché di ben noti slogan politici. E l’intera storia ruota attorno a “DNA 21” – detto anche, con trasparentissima allusione “esperimento Guevara” – un progetto di ingegneria genetica che, sviluppato in un laboratorio segreto, punta a creare il “Rivoluzionario New Man.” Il tutto corredato da “cameo appearances” tanto degli ex presidenti Usa Obama e Trump, quanto dell’attuale leader cubano Diaz-Canel. I quali, scrive Boero, appaiono utilizzando filmati d’archivio tanto in versione originale, quanto in versione all’uopo editata, con in sottofondo i “commenti brechtiani” d’un conduttore televisivo cubano che tetramente racconta come gli esperimenti genetici abbiano prodotto “mutanti falliti sfuggiti al controllo del governo”. Una storia che,  come si vede – ed in modo nient’affatto casuale – richiama il classico caso del Dr. Frankenstein (nel film presentato come Dr. Fredersen)…

Secondo Boero “Blue Heart è più vicino a “Un cane andaluso” di Buñuel e Dali (Un chien Andalous) e a Metropolis di Fritz Lang che a film di fantascienza più recenti come Blade Runner o Gattaca”, anche se, di quei film “condivide l’atmosfera paranoica”. “Il caos sullo schermo è infatti – scrive Boero – composto con cura, stratificando le immagini fino a rivelare un nuovo significato. Le metafore di Coyula offrono, secondo Boero, “insetti brulicanti, come fecero Buñuel e Dali con falene e formiche”. Insetti che, caso specifico sono “gli scarafaggi radioattivi che debuttarono nel suo primo film, Cucarachas rojas”. E molti altri sono nel film i “tocchi surrealisti che interrompono un’estetica altrimenti austera che enfatizza la cupa decadenza delle infrastrutture fatiscenti di Cuba”.

Coyula utilizza per questo “luoghi suggestivi, come la centrale nucleare abbandonata vicino alla città di Cienfuegos, (già memorabile set de ‘Il progetto del secolo’ di Carlos Quintela), e l’Avana Art Institute (Instituto Superior de Arte), con cupole in mattoni e cortili circolari”. Ogni cosa, nell’Avana che fa da sfondo alla storia, è mortifero e spettrale, con ciminiere che sputano fuoco e con avvoltoi che – come nella “Morte di un burocrate di Gutierrez Alea volteggiano nel cielo. Questi simboli di decadenza e degrado ambientale diventano un leitmotiv in tutto Blue Heart, sono lo sfondo di una storia (se “storia” si può chiamare l’allucinato racconto di Coyula) che, ricorda infine Patricia Boero, “approfondisce i significati di identità, appartenenza e la scelta esistenziale tra conformità e ribellione

Clicca qui per vedere il trailer del film.

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