Trump, lo “zoccolo duro”

Sul New York Times, Nate Cohn offre uno spaccato di quello che, nell’elettorato repubblicano, è oggi lo “zoccolo duro” del trumpismo. Ed illustra le ragioni estremamente improbabile sia la conquista della nomination da parte di un candidato diverso da Donald Trump.

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Molti – forse con troppa fretta – lo definiscono “imbattibile”. Ed è certo che, alla luce della storia delle primarie repubblicane, molto difficile è immaginare come uno qualsivoglia dei suoi rivali possa, di qui alla prossima Convention, superare il gap di oltre 30 punti che lo separa dall’attuale “front-runner”. Ma che cosa rende Donald Trump tanto difficile da battere nella corsa per la nomination repubblicana? Sul New York Times, Nate Cohn, esamina la natura e la forza di quello che – prendendo a prestito un’espressione del politicese italico – potremmo chiamare lo “zoccolo duro” del trumpismo. Ovvero: di quel quasi 40 per cento di potenziali elettori repubblicani – la granitica “MAGA base”, come Cohn la definisce – per i quali non c’è vita oltre Trump. In sé e per sé questa base non garantisce la nomination del proprio idolo, ma segnala come solo un avversario in grado di rastrellare, in pratica, tutti gli altri residuali consensi, incanalandoli contro Trump – eventualità della quale non si avverte, allo stato attuale delle cose, traccia alcuna – abbia qualche possibilità di vincere le primarie. E di farlo, oltretutto, al prezzo d’una molto probabile scissione del partito.

Ecco quel che scrive Nate Cohn:

Nel mezzo secolo di primarie presidenziali moderne, nessun candidato che ha guidato il suo rivale più vicino di almeno 20 punti in questa fase ha mai perso una candidatura di partito. Oggi, il vantaggio di Donald J. Trump su Ron Desantis è quasi il doppio: 37 punti, secondo un sondaggio del New York Times/ Siena College dell’elettorato principale repubblicano probabile rilasciato Lunedi mattina.

Naturalmente, c’è ancora abbondanza di tempo prima dei caucuses dell’Iowa in gennaio. Ed i candidati neppure hanno calcato le tavole d’alcun palcoscenico per dibattere tra loso. Inoltre, se è vero che nessun candidato ha mai perso una candidatura con un smile vantaggio iniziale, vero è anche che nessun candidato con un così alto vantaggio iniziale, mai ha affrontato così tante accuse e indagini penali.

Se tuttavia un errore è chiamare Mr. Trump “inevitabile”, i dati di Times/Siena mostrano come egli comanda una base apparentemente incrollabile di sostenitori fedeli, che rappresentano più di un terzo dell’elettorato repubblicano. Da soli, il loro sostegno non è sufficiente per Mr. Trump per vincere le primarie. Ma è abbastanza grande da renderlo estremamente difficile da sconfiggere – forse altrettanto difficile quanto suggeriscono i dati storici.

Ecco cosa sappiamo della profondità del sostegno – e dell’opposizione – a Mr. Trump dal nostro sondaggio, e perché è così difficile battere l’ex presidente….

Clicca qui per continuare a leggere, in inglese e con tutte le indispensabili tabelle e statistiche allegate, l’articolo del New York Times.

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