Harakiri argentino

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Su El País di Madrid, Martín Caparrós analizza i 366 provvedimenti che, nel nome d’un ritorno ad una (mai esistita) grandezza patria, il neo-presidente Javier Milei ha annunciato, al fine di distruggere il “collettivismo” che, a suo dire, soffoca la l’economia e la società argentina. Il risultato? La morte – per suicidio? – non di un inesistente “collettivismo”, ma della democrazia.


Poche ore fa il presidente Javier Gerardo Milei si è seduto al centro di un tavolo nel centro solare del sistema democratico argentino, il Salon Blanco de la Casa Rosada. Ed ha ridotto in merda la democrazia.

Attorno al tavolo, seduti e in piedi, c’erano 13 individui. Erano undici uomini e due donne: il presidente, i suoi ministri e altri accoliti. Da quel mobile rococò, cristalli e dorati, il signor Milei ha recitato una breve introduzione spiegando come esista “una dottrina che è costata la vita a milioni di esseri umani, che alcuni chiamano sinistra, socialismo, fascismo, comunismo, ma che a noi piace catalogare come collettivismo e che è una forma di pensiero che dissolve l’individuo a favore del potere dello Stato”. E come, a causa di questa dottrina, il nostro paese “che all’inizio del XX secolo era il primo (sic) potenza mondiale” – così ha detto, insistendo sulla sua menzogna – ora sia in rovina, Ed ha quindi elencato con delizia e un paio di errori i dati -tremendi- della crisi attuale. Per questo, ha aggiunto, “oggi ho firmato un decreto di necessità e urgenza per iniziare a sbloccare questa impalcatura giuridica oppressiva che ha distrutto il nostro paese”.

Detto questo, ha emesso un “Decreto di necessità e urgenza” destinato a cambiare dozzine di leggi. I Decreti di Necessità e Urgenza -DNU- sono un meccanismo costituzionale pensato per affrontare situazioni puntuali, urgenti, dove non c’è tempo per rispettare i passi legali: catastrofi naturali o sociali, eventi imprevisti che richiedono una risposta straordinaria e immediata.

Un DNU bisesto

Inoltre, i DNU sono progettati per affrontare un problema specifico; questo, invece, include 366 misure: è un DNU bisestile. Tra queste disposizioni spiccano il divieto per lo Stato di intervenire per controllare i prezzi dei generi alimentari e di altri beni di prima necessità; l’abrogazione della legge sugli affitti in modo che i proprietari possano aumentare senza limiti; l’abrogazione della legge che impediva la privatizzazione delle imprese pubbliche; la conversione di tali imprese in società anonime; la conversione delle società calcistiche in società anonime; una regolamentazione del diritto di sciopero che lo rende quasi impossibile; l’estensione del periodo di “prova” dei lavoratori e altre agevolazioni per licenziarli; la possibilità di assumere lavoratori autonomi per anni senza alcun vincolo di lavoro; l’eliminazione delle multe alle imprese con dipendenti in nero; la deregolamentazione dell’orario di lavoro e la scomparsa degli straordinari; l’abrogazione della legge che impediva agli stranieri di acquistare grandi appezzamenti di terreno; l’abrogazione di varie leggi di promozione dell’industria e del commercio nazionali; l’autorizzazione per le compagnie aeree straniere a effettuare voli interni; la possibilità di stipulare contratti in qualsiasi valuta; la liberalizzazione dei prezzi della medicina prepagata e di altre assicurazioni; l’eliminazione delle prescrizioni di farmaci generici; la deregolamentazione dei servizi internet satellitari che Elon Musk gli aveva chiesto, e così via, fino a completare 300 disposizioni simili.

Non si tratta di discuterne una alla volta. Non si discute nemmeno del suo orientamento generale: è molto chiaro che intendono sottrarre allo Stato ogni possibilità di regolamentazione e di protezione dei più deboli, e permettere agli imprenditori di avere tutto il potere nel loro rapporto con i loro lavoratori: il mercato, la legge della giungla.

Grave com’è, la cosa più grave non è questo: è il fatto che un signore imponga perché così gli girano i genitali una quantità di misure che non ha il diritto di decidere. La stragrande maggioranza di queste norme dipende da leggi che, in quanto tali, devono essere proposte e approvate dai legislatori eletti. E non possono essere modificate da nessun altro. O almeno così dice la Costituzione argentina e, in generale, così dicono i meccanismi delle democrazie.

Il DNU di Milei entrerà in vigore tra sette giorni e rimarrà in vigore finché non sarà abrogata dalle due camere legislative. A tal fine esiste un protocollo che prevede la convocazione di sessioni straordinarie e, soprattutto, la volontà politica.

Cosa deciderà il potere legislativo?

Il momento non si sa quanti deputati e senatori siano d’accordo o meno con le misure, ma questo non importa: dovrebbero opporsi, per principio, per ristabilire la certezza che è il potere legislativo che legifera, Non basta che un presidente e i suoi ragazzi decidano di cambiare metà dell’ordinamento giuridico del paese solo perché ne hanno voglia. Quando un presidente e i suoi ragazzi pensano qualcosa devono discuterne con quell’altro potere che la società ha votato per rappresentarla e difenderla. Se non lo fanno, è probabile che un certo numero di argentini prenderanno il sopravvento e si difenderanno nelle strade: sarà più complicato, più violento. E se non lo fanno, solo si potrebbe concludere che il potere legislativo non serve a nulla. Perché se i suoi membri dovessero accettare tutto questo d’altro non si tratterebbe che d’un suicidio collettivo.

E, a differenza di qualsiasi buon suicidio, questo non ucciderebbe solo chi lo commette, ma tutti: non solo i legislatori ma la democrazia argentina. Che non è la migliore, ovviamente, che ha commesso innumerevoli disastri. Maa a nessuno entra nell’anticamera del cervello  che un signore possa manipolare centinaia di leggi perché così gli gira: quello sì che sarebbe il grande harakiri collettivo di quel paese che chiamiamo -chiamavamo? – Repubblica Argentina.

Clicca qui per leggere l’originale in spagnolo su El Pais di Madrid

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