Ana Hurtado, giornalista, documentarista e comunicatrice nelle reti sociali, definisce, in un articolo d’opinione scritto per CubaDebate, quello che è il rapporto tra due eventi il cui anniversario cade in questo mese di luglio. La prima data è l’11 e commemora quella che secondo Hurtado fu, appena due anni orsono, una protesta eterodiretta dagli storici nemicidella Patria. La seconda è – probabilmente già avete indovinato – il 26, giorno in cui, nel lontano (eppur vicinissimo) 1953, l’attacco al Cuartel Moncada accese la prima scintilla d’una Rivoluzione che, di quella luce, continua a brillare nonostante gli attacchi. Dopo ogni 11 c’è un 26. No pasaran. Se sentite il bisogno di leggere qualcosa di davvero retorico e stantio su Cuba, la sua Rivoluzione ed i suoi nemici, questo è l’articolo che fa per voi. Eccolo.
“L’unica speranza della controrivoluzione per conquistare il potere, come sa di non avere la minima possibilità di conquistarlo con il popolo, è con l’aiuto straniero; poi i controrivoluzionari sono, prima di tutto, traditori della loro patria, infiltrati, adulatori che sussurrano all’orecchio dello straniero potente, per vedere se con tutte le risorse impiantano qui di nuovo sul suolo della patria la controrivoluzione.”
Così parlava il 22 marzo 1959 Fidel Castro Ruz, il Comandante in Capo non solo di Cuba, ma di molti cuori in tutto il pianeta, e di terre e generazioni che devono ancora arrivare. Egli ha sempre saputo e avuto ben chiaro che tipo di persone sono quelle che sono contro la Rivoluzione, i diritti umani e sociali. Del progresso dei popoli. Del bene dell’umanità.
La sovrastruttura controrivoluzionaria anticubana è in rovina…
Se torniamo al materialismo storico di Marx, possiamo parlare della sovrastruttura e delle infrastrutture. Come la classe dominata si confronta con la dominante attaccata ai suoi privilegi del passato e questo fatto porta con sé l’esplosione di una Rivoluzione che costringe la sovrastruttura ad adattarsi al nuovo. Ma la “sovrastruttura controrivoluzionaria anticubana” è ogni giorno più in rovina e ciò che non sappiamo è se ne vergognano o meno. La dignità non è certo la più s[piccata delle loro virtù.
Ieri 11 luglio ha fatto due anni degli atti violenti istigati dagli Stati Uniti e avvenuti nelle strade di Cuba. 24 mesi in cui un gruppo di vandali e briganti, come uno dei loro istigatori li chiama e ci ha mostrato Humberto Lopez nel suo programma, sono scesi in strada per dare fuoco a tutto e tutti. Sono usciti per uccidere. A loro non importava chi avessero di fronte. Non è che la morale li abbia mai accompagnati. Ma quelli che sono scesi in strada non lo hanno fatto per ideologia, ma per una manciata di briciole che hanno offerto loro dall’altra parte un gruppo di codardi che non hanno il coraggio di arrivare su una barca come sono arrivati i ribelli a suo tempo e “riconquistare” il loro tesoro da cui vogliono solo prendere soldi, casinò e tutto ciò che si faceva al tempo del tiranno.
Ma la disperazione è tale e la paura tanto che devono approfittare delle carenze che il blocco americano genera nel popolo, per ricattare la gente. Li pagano con ricariche al cellulare e consegne di cibo in cambio di azioni violente nelle strade, Frasi offensive e intimidatorie sui social media contro i cittadini rivoluzionari e contro i leader della Rivoluzione e soprattutto per generare il loro sogno più utopistico: creare la esplosione sociale che bramano. Se una delle persone che si sottopongono a questo trattamento, vuole smettere di farlo, è minacciata nella sua integrità fisica da parte dei pagatori.
Finora, nel 2023, ci sono stati più di 300 inviti alla violenza di questo tipo. Appelli per compiere atti criminali – gli organizzatori sono semplici burattinai- e coloro che commettono il reato pagano le conseguenze della legge per averla violata. Perché Cuba come qualsiasi altro paese del mondo deve vegliare sulla sicurezza e la pace delle sue strade. Perché a differenza di molti altri paesi del pianeta, le sue strade sono ancora sicure ed è dovuto alle conquiste che la Rivoluzione ha conquistato in questi ultimi 64 anni.
Approfittando della pandemia…
Questi nemici della vita hanno approfittato della pandemia covid -19 e del momento che si viveva per cercare di realizzare un “golpe blando” a Cuba, un paese al quale il governo degli Stati Uniti ha negato ossigeno. La stessa Cuba che ha creato 5 vaccini per blindare tutta la sua popolazione. Ma non si aspettavano di essere combattuti dal popolo e dal governo. Uniti.
Combattere questi atti è dovere rivoluzionario dal giorno in cui si acquisisce coscienza ideologica e si interiorizza il significato della lotta di classe. Nel popolo cubano, la lotta all’imperialismo ha radici profonde. Fondamenta forti in Fidel e Raúl, Almeida, Camilo e il Che. A Vilma e Celia. Su tutti e tutti. Non dimentichiamo che molto prima che il governo usasse i suoi media per parlare degli atti feroci che stavano accadendo, (atti violenti compiuti da cittadini pagati, anche se molte persone sono scese in strada senza fare uso della violenza, prodotto della disillusione e stanchezza della situazione difficile che stava attraversando l’isola, e il mondo), già gran parte del villaggio era per strada.
Popolo in piazza per difendere la rivoluzione
Nessuno aveva detto loro che dovevano scendere in piazza per difendere la loro pace contro gli aggressivi. Non c’era alcun obbligo. Forse un giorno coloro che si muovono solo per il capitale capiranno che ci sono persone che si muovono per coscienza e umanesimo. Per libertà e sovranità. Per amore dell’intangibile. Né tutto il teatro del mondo è servito loro negli anni successivi per ripetere quel tentativo fallito. Al contrario. Tutto ciò servì perché la coscienza rivoluzionaria del popolo cubano e dei socialisti del mondo si forgiasse ancora di più in unità e principi; in valori indissolubili.
Per il rispetto di Fidel, ben sanno i nemici della pace dei popoli, che chi lo difende, non lascerà che nessuna persona o paese distrugga ciò che tanti anni, sacrificio e fatica ha faticato a costruire. Per rispetto di coloro che hanno dato la vita e il sangue per questo cantiere. Perché vivere su questa strada significa non smettere di credere che qualunque cosa accada, ogni giorno saremo sempre più forti nel difendere un ideale.
Perché ogni giorno 11, 7, 9 o 16 sarà sempre 26 luglio.
Questo ha scritto la Hurtado. Ubre Blanca che ci ha segnalato questo articolo non solo le ha attribuito il massimo (quattro) delle sue “no-bullshit awwadrds”, ma l’ha fatto per due volte. Una per le balle raccontate, l’altra per il tono con cui le ha raccontate. Accettiamo senza riserve questo giudizio facendo lo stesso con le nostre “caveman awards”.