Inseguito da un mandato di comparizione in merito ad una vecchia accusa d’abuso sessuale, l’ex presidente boliviano Evo Morales si è rifugiato nel suo antico feudo “cocalero” del Chapare. Ecco come l’inviato di El País di Madrid , Fernando Molina, riassume una vicenda che sempre più riluce come il triste crepuscolo d’un personaggio e d’un movimento politico che, a suo tempo, tante speranze di cambiamento aveano sollevato
Migliaia di contadini del Chapare, casa e bastione di Evo Morales, si sono organizzati in squadre di vigilanza, nell’intento di dissuadere la polizia dall’eseguire l’ordine di arresto dell’ex presidente della Bolivia. Alle due entrate della strada che passa per Villa Tunari, la piccola città nella zona di “cocales” della Bolivia dove vive Morales, i suoi compagni di molte lotte sociali e politiche hanno piantato tende, pronti a bloccare ogni accesso dovesse esser seguito l’ordine di catturare Evo. “I punti di blocco sono pronti”, ha dichiarato uno dei suoi dirigenti alla televisione. In precedenza, i “cocaleros” avevano minacciato di “incendiare il paese” se le autorità avessero arrestato quello che ancora considerano il loro capo..
Evo Morales è indagato dalla procura per “stupro aggravato con traffico di esseri umani”, avendo avuto in cambio di favori politici per i genitori una relazione con una ragazza di 15 anni. Relazione dalla quale è nata una figlia, Evo doveva testimoniare il 10 ottobre, ma non si è presentato, sostenendo che v’era, nei suoi confronti, una “mancanza di garanzie”. Il che ha automaticamente avviato il procedimento è l’arresto. Evo si è rifugiato nel Chapare e lí si è di fatto barricato mentre i suoi avvocati cercano vie legali per diminuire la pressione su di lui. Morales ha segnalato che il governo del “traditore” Luis Arce “sta forzando un processo penale” perché è crollato nei sondaggi, mentre lui è da quei medesimi sondaggi il favorito per le elezioni del 2025. ” Inventando accuse, contorcendo le leggi e con la complicità di sicari della giustizia vogliono fermarci e porre fine alla nostra vita – ha scritto Morales in un post su X – L’obiettivo è quello di decapitare il movimento popolare boliviano”
Le autorità di polizia hanno riferito di aver arrestato il padre della ragazza che nel 2016 è stata, secondo l’accusa, “consegnata” dai genitori al presidente dell’epoca in cambio di posizioni secondarie nell’apparato statale. Questo arresto è dovuto al fatto che il padre non ha partecipato alla deposizione, come richiesto dalla commissione del Pubblico Ministero incaricata dell’inchiesta a Tarija, la regione boliviana in cui vive la presunta vittima dello stupro e la sua famiglia. Secondo l’avvocato di Morales, Jorge Pérez, il caso “è nato morto”, perché non ci sono denunce della presunta vittima e del suo ambiente.
La commissione dei pubblici ministeri guidata da Sandra Gutiérrez ha riattivato a fine settembre una denuncia che era già stata fatta dai nemici di Morales nel 2019, ma che un altro pubblico ministero rifiutò di indagare nello stesso anno. In quell’occasione, il segno politico di coloro che spingevano la domanda era completamente diverso, si trattava dei responsabili della sicurezza del gabinetto di Jeanine Añez, formato dopo la caduta del presidente indigeno. Ora, chi spinge l’azione giudiziaria sono membri del Gabinetto di Arce e militanti dello stesso partito che Morales fondò negli anni ’90. Secondo gli evisti, Gutiérrez, che è stata ministro nei governi di Evo Morales, sta agendo per ordine del governo.
La guerra interna del MAS si è intensificata fino a questo punto dopo due anni di dispute retoriche e schermaglie per il controllo del partito. L’escalation è iniziata con il lancio, da parte di Arce d’un referendum per legittimare con il voto popolare una controversa interpretazione della Costituzione fatta dal Tribunale Costituzionale, considerata affine all’allora presidente, che rende Morales inidoneo a candidarsi nuovamente alla presidenza del paese. Dopo la presentazione del progetto di referendum, che finora non è stato formalizzato, l’ex presidente ha organizzato una marcia di protesta contro la crisi economica e per la sua candidatura nel corso della quale i dirigenti evisti non hanno nascosto il loro desiderio che Arce abbandonasse la sua carica. Giorni dopo, diversi attori legati al governo hanno avviato quasi simultaneamente quattro processi contro Morales.
L’indagine per abuso è la più grave perché è stata associata dalle autorità al reato di tratta di persone o istigazione alla prostituzione, che ha pene elevate e permette all’accusa di agire d’ufficio, senza la partecipazione della vittima. È anche un processo avvelenato dalla storia personale dell’ex presidente, che è stato collegato a ragazze minorenni in più di una occasione nel passato.
Come contrattacco, un importante deputato dell’evismo ha presentato alla stampa una donna che sosteneva di aver avuto una relazione sentimentale di sei mesi con il presidente Arce, presumibilmente con abusi sessuali e in cambio di favori economici. Arce non si è pronunciato su questo, mentre alcuni portavoce del governo sono usciti a mettere in dubbio la credibilità della denunciante.
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