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Saturday, April 20, 2024
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Una storia del mango

No tengo un mango’ sta notoriamente, nel castillano d’America, per non ho il becco d’un quattrino, sono al verde. E non pochi sono convinti che proprio questo fosse, in effetti, il molto crudo messaggio che il lanciatore – o la lanciatrice, come vuole la versione ufficiale dei fatti – intendeva comunicare al presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro: questo – un mango, per l’appunto – è tutto quello che ho. Ed ora non più, perché quel mango l’ho tirato a te per farti sapere che ‘no tengo un mango’. Anzi: che tutti, qui, ‘no tenemos un mango’, grazie alla situazione di permanente e crescente penuria nella quale la politica economica del tuo governo ha precipitato il paese…

Vero? Falso? Impossibile rispondere. Perché – quali che fossero le autentiche intenzioni del (o della) protagonista – il reale significato di questo piccolo episodio di cronaca è all’istante caduto vittima, trasfigurandosi, dell’estrema polarizzazione politica che avvinghia il Paese. Da un lato il resoconto governativo che l’ha trasformato in una favola a lieto fine, con il presidente Nicolás Maduro nella parte del re buono. E dall’altro i prevedibili sarcasmi, i frizzi i ed lazzi d’un opposizione pronta a cogliere anche la più banale delle occasioni – un’occasione del mango verrebbe da dire – per denigrare un governo che per la verità, il più delle volte, riesce assai efficacemente a denigrare se stesso.

I fatti (qui per il video con il completo riassunto della storia). Poco più d’una settimana fa, nel corso d’una manifestazione nello Stato di Aragua, Nicolàs Maduro, figlio ed apostolo del comandante eterno Hugo Chávez, andava facendo quel che con grande frequenza fa quando vuol rammentare al volgo le sue origini ‘operaie’. Vale a dire: fendeva la folla in direzione del palco alla guida d’un autobus (poiché in gioventù proprio questo, guidare autobus, fece per campare), quando attraverso il finestrino spalancato è su di lui piovuto, colpendolo al capo, un piccolo mango. Maduro, sconcertato, ha prima rimirato il frutto di cui era stato bersaglio e se ne è quindi liberato, consegnandolo a qualcuno (forse un uomo della sua scorta) al di fuori dell’autobus. Istantaneamente messa in circolazione da Youtube e dai social network la scena ha, da subito, suscitato le più svariate ironie, perlopiù basate sull’ovvia assonanza tra il termine ‘magnicidio’ – uno dei più ricorrenti nella perenne campagna ‘anti-cospirativa’ del governo – e ‘manguicidio’. Finalmente, hanno commentato in molti, Nicolás Maduro – che da quando è presidente ha denunciato non meno d’una dozzina di tentativi d’assassinio diretti contro la sua presidenzial-persona – è riuscito a mostrare al mondo, se non le prove della cospirazione omicido-golpistica, quantomeno l’arma del delitto…

Non in questa direzione – presumibilmente proprio in virtù della molto peculiare natura di quell’arma – è tuttavia andato, questa volta, il governo bolivariano. Anzi: dopo una notte di meditazione, il presidente s’è incamminato in senso diametralmente opposto, sostituendo le abituali tesi complottistiche con quella che in Italia verrebbe senza esitazioni definita una storia ‘buonista’. Quel mango – ha molto allegramente spiegato in diretta televisiva Nicolás Maduro – altro in realtà non era che una richiesta d’aiuto, un appello a lui lanciato da una donna del popolo, tale Marleni Olivo. Come dimostrato dal messaggio che sul mango era scritto con pennarello: ‘Si puede me llama’, se può mi chiami, seguito da un numero del telefono. Il problema di Marleni? Ottenere, data una situazione famigliare molto precaria, una delle case popolari del ‘Plan Vivienda’. Detto e fatto. ‘Già abbiamo preso contatto con lei – ha informato raggiante il presidente – e le abbiamo comunicato che oggi stesso, o al massimo domani, le verrà consegnato l’appartamento di cui ha bisogno’.

Una bella fiaba, insomma. Una di quelle belle fiabe che, all’ora della nanna, si raccontano ai bambini. E che classicamente finiscono con la frase ‘…e tutti vissero felici e contenti’. Ma se il governo aveva, con questa formula, sperato d’addormentare gli scettici, da sempre i piu pericolosi nemici del ‘socialismo del XXI secolo’, aveva fatto assai male i suoi calcoli. La favola di Marleni è stata, infatti, perlopiù presa come tale (vale a dire: come un’invenzione). E lungi dall’acquietarsi, le ironie sul ‘manguicidio’ si sono moltiplicate, addirittura trasformandosi in un videogame – il Maduro Mango Attack – presto diventato, come si usa dire, ‘virale’. Il giochino, elaborato in tutta fretta da Fernando Malaver e Gabriel Díaz, due venezuelani residenti in Argentina, si limita ad assegnare punti per ogni bersaglio centrato a ‘mangate’ (oltre a Maduro si posso puntare anche il presidente della Asamblea Nacional, Diosdado Cabello, e lo stesso Hugo Chávez, per l’occasione rappresentato dal famoso ‘uccellino’). Ma ben più complessi e pericolosi sono, in realta, i ‘videojuegos’ che  vanno profilandosi a breve scadenza. Qualcuno – ispirato dalla molto paternalistica vicenda di Marleni – già va proponendo un sistema di premiazione non a punti ma ‘a cose’. Se un mango in testa vuol dire un appartamento della ‘Mision Vivienda’, un pomodoro in faccia merita per lo meno una razione annuale di farina di mais, la quasi introvabile materia prima con la quale si fanno le ‘arepas’. E se si ha la fortuna di colpire, con qualunque tipo di frutta o verdura, il fondoschiena del presidente, il premio non potrà che essere una intera confezione degli, ancor più introvabili, rotoli di carta igienica…

Ride la gente nelle code che (sempre più spesso inutilmente) s’allungano all’esterno dei supermercati. La gente ride ed il governo trema. Perché notoriamente, quando ti colpisce, il ridicolo fa molto più male del mango…

 

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