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George W. Bush, chi l’ha visto?

La sua ultima apparizione risale a martedì scorso quando, via satellite, ha parlato alla Convenzione di St. Paul – Poi più nulla – Il presidente scomparso anche dal filmino che commemora l’11 di settembre – Dopo otto anni di governo (e con le elezioni alle porte) il parti repubblicano preferisce dimenticarsi della sua esistenza

di Massimo Cavallini

2 settembre 2008

 

Si chiama George W. Bush, ha 62 anni d’età, è alto circa 1,80, ha occhi chiari e capelli brizzolati. Quando non lavora ama vestirsi da cowboy e gli piace (questo quando lavora, putroppo) giocare alla guerra. Fa di mestiere il presidente degli Stati Uniti d’America. L’ultima volta è stato visto, in apparizione video via satellite, nel corso della Convenzione repubblicana di St. Paul in Minnesota, alla quale avrebbe in teoria, partecipare di persona. Era stato, il suo, un breve discorso nel corso del quale aveva accuratamente evitato di parlare di se stesso, sostenendo tuttavia di trovarsi in quel momento a Washington, nella sala delle conferenze della Casa Bianca. Poi più nulla…. Qualcuno afferma che Bush si trova, ora, nel suo ranch di Crawford, in Texas, intento a fare quel che più gli aggrada e quel che meglio sa fare: tagliar cespugli. Attività, quest’ultima, un tempo da lui frequentemente esibita di fronte ai media a riprova della sua dura indole di uomo del West. Ma, ormai da mesi, svolta in segreto per il suo fin troppo ovvio significato metaforico (Bush, in inglese, significa, infatti, proprio cespuglio. E in questi momenti di travolgente impopolarità,Bush non vuol, farsi vedere mentre, per così dire, taglia se stesso). Altri sostengono che, invece, si trova ancora all’interno della Casa Bianca, intento ad aiutare Laura (o ad intralciarla, come affermano i più maliziosi) mentre quest’ultima va preparando le operazioni del trasloco (previsto per il 20 di gennaio). Altri, ancora, lo segnalano a Kennenbunksport, nell’antica dimora di famiglia nel Maine. Ma i più, semplicemente, sembrano, o del tutto disinteressati alla sua sempre più visibile assenza, o, in casa repubblicana, molto più preoccupati dall’ipotesi d’una sua sempre possibile riapparizione, che dalle ragioni della sua scomparsa. Anche perché le ragioni di quella scomparsa i repubblicani, in verità, le conoscono fin troppo bene.

Oramai non v’è dubbio alcuno: George W. Bush ed il suo rasputiniano vice, Dick Cheney, sono la prima copia presidenziale svanita nel nulla mesi prima che il loro mandato venisse ufficialmente a scadenza. Si sa (o, almeno, si dice) che continuano a governare così come hanno governato per otto anni (cioè nel peggiore dei modi), ma nessun li vede più. Sono sclmparsi, evaporati. E, nella summenzionata casa repubblicana (quella che è stata ed è la loro casa) sono, non solo evaporati, ma del tutto dimenticati, rimossi, cancellati. Come, a suo tempo, le immagini di Trotsky erano state cancellate dalle foto di gruppo del comando dell’armata rossa. Guai a nominarli. Guai a sussurrare i loro nomi. Guai persino ad evocare cose e concetti comuni – quali, ad esempio, il numero otto pari agli anni della permanenza di Bush alla Casa Bianca – che possano indirettamente o anche solo per vaghissima associazione riportare alla mente la loro esistenza.

La Conventions di St. Paul ha, in questo senso vissuto momenti davvero memorabili. Memorabili anche se, paradossalmente, proprio quello di cancellare la memoria era il loro scopo. Vi ricordate Rudy Giuliani? Sì proprio lui, l’eroico “sindaco d’America”, l’uomo che, quando gli aerei dei terroristi s’abbatterono sulle torri gemelle, il fatidico 11 settembre del 2001, era ancora al governo della città. Lo stesso Giuliani che, nella Convention repubblicana del 2004, aveva senza ironia alcuna sostenuto, di fronte ad una platea in tripudio, di aver gridato al seguente frase – “Dio grazie per averci dato George W. Bush come presidente” – mentre vedeva crollare i due grattacieli del World Trade Center. Orbene: quel Giuliani è tornato giorni fa a parlare alla Convenzione di St. Paul. E, parlando, è prevedibilmente tornato su quell’11 settembre la cui memoria avrebbe dovuto, nelle intenzioni,portarlo al trionfo nelle primarie repubblicane. Ma questa volta Giuliani neppure ha menzionato l’uomo della provvidenza.

Ed ancora più assordante è stato il silenzio del filmino con il quale la Convenzione ha, poco dopo l’intervento di Giuliani, commemorato le ore eroiche della battaglia di “ground zero”. Quattro anni fa un analogo filmino – quello che, prima del gran finale – introdusse il candidato George W. Bush, era tutto incentrato attorno alla figura del presidente che, in cima ad un cumulo di macerie, un braccio posato sulle spalle d’un vecchio pompiere ed un megafono nell’altra, guidava il paese ferito verso un’immancabile riscossa. Orbene: di quell’immagine – fino a non molto tempo fa iconografiche – non c’era stavolta traccia. Molti pompieri, anziani e giovani, molto Giuliani, ma nessun presidente, nessun megafono, nessun braccio postato sulla spalla. Nessun George W. Bush…

Dov’è finito, dunque, il presidente della più poderosa nazione del pianeta Terra? Nessuno sembra saperlo. Di lui si può solo dire che, dovunque sia, è in attesa di partire. Il prossimo 20 di gennaio, George W. Bush – già miracolosamente sparito dalla memoria dei suoi seguaci – se ne andrà anche dalla Casa Bianca. Il problema è capire se ne andrà anche il cattivo odore lasciato dalla sua politica. Molti lo dubitano…

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